"Non sono scappato: volevo togliermi la vita". Samuele M., il '"pirata della strada" 22enne che ha travolto e ucciso a Lecco, Chiara Papini, 19 anni, ha dichiarato agli inquirenti che, dopo l'incidente, aveva intenzione di suicidarsi. Il ragazzo è stato denunciato per omicidio stradale, ma per il momento è ancora a piede libero. Nella serata di ieri, venerdì 22 maggio, familiari e amici di Chiara si sono riuniti nel campetto dell'oratorio del quartiere Castello (dove la studentessa viveva) per una veglia funebre. I funerali, invece, verranno celebrati lunedì.

Chiara è stata investita a mentre tornava a casa

Chiara Papini è stata travolta da un'utilitaria, una Renault Clio, mercoledì 20 maggio. Secondo quanto ricostruito, poco dopo le 22, la ragazza, ha salutato gli amici con i quali aveva trascorso la serata per rientrare nella sua abitazione di via Palestro, dove viveva con i genitori, Gianfranco e Maria, e il fratello Fabio, di qualche anno più piccolo. A poche centinaia di metri da casa, però, all'altezza di via Papa Giovanni XXIII, nei pressi delle strisce pedonali poste vicino alla "rotonda" che regola l’incrocio con corso Matteotti, un'auto proveniente da via XI Febbraio l'ha travolta e uccisa.

L'investitore, nonostante il violento impatto, non si è fermato per prestare soccorso e ha continuato la sua corsa.

Gli amici della studentessa, invece, hanno subito chiamato i soccorsi e Chiara è stata ricoverata, in condizioni disperate, all’Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi di Varese. Purtroppo, nonostante i medici abbiano fatto il possibile per salvarla, la giovane è deceduta giovedì mattina. I suoi familiari, sconvolti dal dolore, hanno deciso di acconsentire all'espianto degli organi.

L'investitore di Chiara voleva togliersi la vita

La Polizia locale di Lecco, intervenuta sul luogo dell'incidente, nella notte tra mercoledì e giovedì ha scoperto che alla guida della Renault Clio c'era Samuele, un ragazzo di soli 22 anni residente sempre a Lecco, nel quartiere Bonacina. Dopo lo schianto, ha raccontato di non essere rientrato a casa, ma di essersi diretto verso il fiume Caldone, intenzionato a suicidarsi.

"Non sono scappato - ha dichiarato agli inquirenti - volevo farla finita". Il ragazzo ha poi aggiunto che non era ubriaco. "Ho bevuto dopo - ha spiegato - volevo trovare il coraggio di gettarmi nel torrente e uccidermi".

Il padre del giovane, scosso per la tragedia, ha confermato che quella sera il figlio lo ha chiamato e gli ha raccontato quanto accaduto. "Abbiamo telefonato in questura per dire che si stava dirigendo verso le pozze di Bonacina e la Polizia lo ha rintracciato e bloccato in tempo".

Chiara conosceva il suo investitore

Il padre del giovane ha definito inqualificabile e senza giustificazioni il comportamento del figlio "Samuele pagherà - ha aggiunto - ma non è un criminale". L'uomo, infatti, ha ribadito che il ragazzo era sobrio e non è fuggito, ma è stato assalito dal panico, in quanto solo due anni fa, proprio in un incidente stradale, ha perso il migliore amico Alex.

"Ha accostato per sincerarsi che qualcuno avesse chiamato i soccorsi - ha precisato - lo hanno confermato anche alcuni testimoni. Inoltre, sapeva di essere stato riconosciuto".

Samuele e Chiara, infatti, si erano incontrati più volte. "Era un’amica della sorella, che aveva la sua stessa età, e della sua ex fidanzata". Il giovane, denunciato a piede libero per omicidio stradale, vorrebbe chiamare i genitori della 19enne ed implorare pietà. Ma forse, per questo è troppo presto. Intanto, proseguono le indagini coordinate dal sostituto procuratore Giulia Angeleri.