Una bufera ha travolto la città di Taranto, il procuratore capo Carlo Maria Capristo è stato arrestato con accuse pesanti, ovvero, quelle di tentata induzione, truffa e falso. L'uomo attualmente si trova agli arresti domiciliari. Dell'inchiesta si sta occupando la procura di Potenza. Provvedimento analogo a quello adoperato su Capristo è stato disposto nei confronti dell'ispettore di polizia Michele Scivitarro, in servizio presso la procura di Taranto, e dei tre imprenditori baresi Cosimo, Giuseppe e Gaetano Mancazzo.

Le indagini sulla vicenda sono iniziate lo scorso anno.

Gli inquirenti contestano agli indagati l'aver compiuto "atti idonei in modo non equivoco" tanto da invitare la dottoressa Silvia Curione, un giovane magistrato della procura di Trani, a prendere provvedimenti penali a carico di una persona denunciata per usura dagli imprenditori, considerati i mandanti. Per riassumere l'evento con parole più semplici, avrebbero cercato di indirizzare le indagini sul povero malcapitato, facendo pressioni. In risposta, la Curione non si è limitata a rifiutare tale richiesta, ma ha deciso di denunciare il tutto.

Taranto, arrestato il magistrato Capristo

Il magistrato Capristo, procuratore capo della procura di Taranto, è stato arrestato. Attualmente, si trova agli arresti domiciliari come disposto dalla procura di Potenza, che prosegue le indagini sulla vicenda che lo vede protagonista assieme ad altri indagati.

Per la precisione, a Capristo sono contestati vari reati, tra cui tentata induzione, truffa e falso. Provvedimenti analoghi sono stati disposti anche nei confronti di altri soggetti. Stiamo parlando di Michele Scivitarro (ispettore di polizia) e degli imprenditori Mancazzo residenti a Bari. La vicenda che coinvolge Capristo e i tre imprenditori vede un tentativo di corruzione nei confronti del magistrato Curione, appartenente alla procura di Trani.

Alla Curione sarebbe stato chiesto di concludere delle indagini per usura e processare ingiustamente un malcapitato imprenditore, senza che ci fossero i presupposti.

Volevano incolpare un innocente

L'obiettivo dei presunti colpevoli era evidente: appropriarsi illegalmente dei vantaggi di legge e dei benefici economici dopo essere state riconosciute formalmente come vittime di usura.

Ma il pm Silvia Curione si è opposta a ciò, con tanto di denuncia nei confronti dei diretti interessati. La Curione ha prontamente rifiutato l'invito ricevuto (giuntole per bocca di un agente di polizia) ed è venuta a conoscenza di un piano atto a calunniare e mettere nei guai un innocente. Oggi siamo giunti alla fine di questa tumultuosa vicenda, che potrebbe far scoprire altri episodi ad essa connessa. Indagato anche il magistrato Antonino Di Maio per favoreggiamento personale e abuso di ufficio.

Indagati per falso

Capristo e Scivitarro sono attualmente indagati anche per il reato di falso e truffa ai danni dello stato. Seppur formalmente, l'ispettore di polizia risultava presente in ufficio, godendo, inoltre, della percezione degli straordinari.

Gli inquirenti hanno scoperto che, in realtà, Scivitarro era lontano il più delle volte dal posto di lavoro, trovandosi invece a casa dove svolgeva "incombenze" a lui richieste dallo stesso Capristo.