Martina Rossi non perse la vita cercando di sfuggire ad un tentativo di violenza. Questa, in estrema sintesi, è la motivazione che ha portato i giudici della Corte di appello di Firenze ad assolvere Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni. Una sentenza che ha lasciato l'amaro in bocca al papà della studentessa ventenne originaria di Imperia. Bruno Rossi, deluso, ha commentato: "Qualcuno ci dovrà dire come e perché è morta Martina".

Martina non stava scappando

Lo scorso 9 giugno, la Corte di appello di Firenze ha assolto Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni.

I due giovani di Castiglion Fibocchi (Arezzo), in primo grado, erano stati condannati per la morte di Martina Rossi. La ragazza, che viveva a Genova, all'alba del 3 agosto 2011, precipitò dalla terrazza della camera 603 sita al sesto piano dell’Hotel Santa Ana di Palma di Maiorca.

Per l'accusa, Martina sarebbe caduta mentre tentava di salvarsi da un tentativo di violenza messo in atto dai due imputati. La corte d'appello, però, basandosi sul racconto fornito dall'unica testimone oculare, la cameriera Francisca Puga, ha stabilito che la giovane non è caduta nel tentativo di scappare. L'inserviente, infatti, agli inquirenti, spiegò di aver visto la ragazza scavalcare il balcone e lasciarsi cadere nel vuoto.

Nelle motivazioni del verdetto, depositate come da protocollo a 45 giorni di distanza, si evidenzia che la violenza sessuale rappresenta uno "scenario possibile", ma non "necessario". Il ragionamento giuridico che ha portato al verdetto è molto articolato, anche se si basa su alcuni punti essenziali. Infatti, la corte di Appello, al contrario del tribunale, ha deciso di valorizzare il racconto dell'addetta ai servizi che ha precisato che Martina "volo giù" al centro del terrazzo e non di lato.

Una dinamica che, negli anni scorsi, è stata confermata dalla consulenza tecnica della difesa. Se la studentessa era nel mezzo del balcone non si stava dirigendo verso la stanza vicina e, dunque, non stava scappando dai due giovani.

L'amarezza del papà di Martina

La sentenza della Corte d'appello è stata un vero e proprio colpo al cuore per i genitori di Martina.

Papà Bruno, sindacalista in pensione dei Camalli di Genova (i portuali) e mamma Franca, insegnante, non credono che la figlia si sia tolta la vita o sia morta per una tragica fatalità. "Martina è stata ammazzata" ha dichiarato deciso a non mollare e sono pronti a ricorrere in Cassazione.

"A volte - ha spiegato Bruno - fatti contrari ad ogni logica si uniscono, si accavallano ed offuscano la verità". Poi, sostenendo che la famiglia rispetta le sentenza, ha sottolineato che il verdetto di Firenze affonda le sue radici nelle indagini della polizia spagnola che, a suo dire, "sono nate male e proseguite peggio". "Qualcuno - ha concluso amareggiato - ci dovrà dire come e perché è morta Martina".