Sale la tensione sulla terraferma al confine fra Turchia e Grecia, nei pressi del fiume Evros. Il presidente turco Erdogan ha annunciato di aver spostato 40 carri armati del suo esercito dal confine siriano a quello greco. Dopo le scaramucce nelle acque del Mediterraneo orientale del mese di agosto, la manovra via terra - che comunque pare fosse già prevista - sembra una sorta di guanto di sfida lanciato a Grecia e Cipro. D'altronde, le dichiarazioni di Erdogan sono state una sorta di messaggio inviato ai due paesi, accampando diritti legittimi sulle riserve energetiche in quel tratto di mare e dicendosi pronto a qualsiasi eventualità e conseguenza qualora fallissero i tentativi delle diplomazie della Nato e dell'Unione europea.

Nell'isola di Cipro, inoltre, su quella porzione di territorio della Repubblica separatista del Nord riconosciuta solo da Ankara dal 1974 è in corso da alcuni giorni l'esercitazione annuale Mediterranean Storm: è stato il vicepresidente turco Fuat Oktay a comunicarlo tramite un tweet nel quale ha parlato dell'importanza dell'operazione per la sicurezza del proprio paese e della Repubblica separatista cipriota, ma anche delle soluzioni diplomatiche.

Gli attriti interni alla Nato, tensioni fra Turchia e Stati Uniti

La Turchia, membro della Nato dal 1952, ha annunciato per conto di Mosca delle esercitazioni navali nel Mediterraneo dall'8 al 22 settembre e dal 17 al 25 dello stesso mese: una decisione che ha sollevato preoccupazioni nel patto atlantico e negli Stati Uniti.

I timori di Trump, del resto, vanno crescendo da mesi, ossia da quando Ankara ha deciso di acquistare da Mosca i sistemi di difesa missilistica russi S-400, e da quando la Turchia ha fatto sapere che la sua prima centrale nucleare verrà costruita in collaborazione con la Russia. Il governo turco, da parte sua, non sembra intenzionato ad ammorbidire le proprie posizioni in politica estera, e finora ha ignorato gli avvisi di Trump, il quale si è detto anche pronto a non consegnare più i promessi caccia F-35 .

La mediazione della Nato e della Ue

In questi giorni è arrivato anche un intervento del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale ha fatto sapere che sta lavorando personalmente ad una mediazione tra Grecia e Turchia, allo scopo di portare attorno ad un tavolo le parti. Inoltre ha anticipato su Twitter che entrambi i paesi hanno già concordato l'impegno per colloqui tecnici volti a prevenire ogni tipo di incidente in quell'area del Mediterraneo.

Atene ha chiarito però che ogni mediazione sarà possibile solo dopo il ritiro delle navi turche dalle acque greche. I motivi del contendere tra i due paesi sono anzitutto lo sfruttamento delle risorse energetiche del Mediterraneo, ma anche la questione dei migranti, poiché la Grecia continua a registrare arrivi cospicui sia via terra che via mare, molto spesso lasciati partire dalla Turchia.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un colloquio telefonico con il presidente turco Erdogan ha sottolineato l'importanza di mitigare il conflitto, invitando la Turchia ad avere comportamenti non provocatori. L'Unione europea è solidale con Grecia e Cipro, ma intende avere delle relazioni costruttive anche con i turchi.

Alla fine di agosto, durante una riunione informale dei ministri degli Esteri della Ue, si era paventata l'ipotesi di sanzioni verso la Turchia. Tuttavia, in seguito all'escalation delle tensioni, ogni decisione è stata rimandata al Consiglio europeo che si terrà dal 24 al 25 settembre, sessione che verrà dedicata soprattutto alla crisi nel Mediterraneo.