Quella con il virus è una partita che, prima di essere vinta, necessita ancora di un po' di tempo. Sembra essere questo il sunto del pensiero di Fabrizio Pregliasco. Il virologo dell'Università di Milano, in un'intervista rilasciata a La Stampa, ha fatto il punto della situazione.

Coronavirus, bollettino positivo: ma per Pregliasco bisogna fare delle precisazioni

Gli ultimi numeri raccontano di una situazione in schiarimento. Secondo il virologo oggi si sta assistendo all'effetto combinato di tre fattori: la stretta natalizia, una cifra inferiore di tamponi e la scelta di inserire nel conteggio i test antigenici.

Sottolineando come l'evoluzione andrà verificata nei prossimi dieci giorni, Pregliasco non ha manifestato grande entusiasmo rispetto alla novità rappresentata dal mettere in conto anche i test non molecolari. Secondo il medico questo comporta "ulteriore confusione", "perché - ha precisato - aumentano il denominatore e fanno perdere dei casi positivi. Vanno distinti meglio nel conteggio".

Coronavirus: il lockdown duro è sempre una soluzione, ma con risvolti negativi

La situazione italiana sembra essere meno nefasta di altre realtà nazionali. "Ma - ha avvertito lo scienziato - siamo nel limbo". Pregliasco ha sottolineato come le evidenze scientifiche porterebbero a immaginare che come soluzione "il lockdown duro" avrebbe senso, ma anche che un provvedimento così restrittivo "susciterebbe - ha ammesso - una rivolta sociale".

"Si può - ha aggiunto - continuare con zone rosse non troppo stringenti per regolare la velocità".

Vaccino Covid: i tempi potrebbero essere lunghi

Il passaporto per la normalità, come ormai è noto, è il vaccino. Pregliasco ha espresso il timore che, ad esempio, i giovani possano sentire meno la necessità di vaccinarsi. "Non è facile - ha puntualizzato - assumere un farmaco quando si sta bene e non si teme la forma grave della malattia".

Il virologo ha detto che l'operazione vaccini potrà essere completata entro febbraio per coloro i quali lavorano o vivono in ambito sanitario. Il virologo, sottolinea come - per chi ha più di 80 anni - gran parte degli scenari dipenderanno da quelle che saranno le forniture.

Tra i fattori che entreranno in gioco ci sarà, infatti, la questione legata ai luoghi in cui si potrà somministrare i vaccini a ciascun individuo.

Pregliasco ha sottolineato come nel caso del vaccino Pfizer-BioNTech la vaccinazione va portata a compimento soprattutto nell'ambito di un ambiente ospedaliero. Questo, stando a quanto si è imparato in queste settimane, potrebbe in gran parte dipendere dalla necessità di conservarlo a temperature difficili da poter garantire in altre sedi.

A spostare gli equilibri però potrebbe essere l'arrivo di nuovi vaccini che potranno essere inoculati dal medico di base o comunque attraverso soluzioni che potrebbero garantire una maggiore capillarità sul territorio. "In ogni caso, non penso - ha ammesso Pregliasco - finiremo prima dell'estate 2022".

Sempre nell'intervista Pregliasco ha comunque evidenziato come arrivare ad una vaccinazione del 20 o 30% della popolazione potrà essere il momento in cui si potrà iniziare a fare delle riaperture.