'Ndrangheta, maxiprocesso nell'aula bunker allestita all’interno degli edifici della Fondazione Terina, nell’area industriale ex Sir di Lamezia Terme. Mercoledì 13 gennaio, incardinato il processo Rinascita – Scott, a seguire si è tenuta l’udienza con rito immediato dello stralcio che vede alla sbarra Giancarlo Pittelli ex parlamentare coordinatore di Forza Italia in Calabria. Ritenuto anello di congiunzione con la criminalità organizzata, è stato arrestato il 19 dicembre 2019 insieme a Salvatore Rizzo all’epoca dei fatti sindaco di Nicotera, feudo del clan Mancuso.

Si attende la decisione in merito alla richiesta di unire i due procedimenti, depositata al Tribunale di Vibo Valentia.

'Ndrangheta, giudici chiedono astensione

Intanto tre giudici hanno annunciato l’astensione. Si tratta della presidente del collegio del processo ordinario Tiziana Macrì e dei giudici a latere Brigida Cavasino e Gilda Romano chiamate a giudicare oltre 300 persone accusate a vario titolo di omicidi, associazione mafiosa, estorsioni, corruzione, narcotraffico internazionale. Centinaia di capi d’accusa. Cavasino e Romano hanno comunicato al Tribunale di Vibo Valentia la propria dichiarazione di astensione. In più risultano rispettivamente presidente del collegio (dopo la ricusazione, in sostituzione di Macrì) e giudice a latere nel processo che riguarda Pittelli durante il quale hanno comunicato di preferire l’astensione anche in questo processo.

Il presidente Tiziana Macrì lo farà nelle prossime ore, come annunciato in aula dopo aver costituito le parti ricordando di essere giudice “non ritenuto idoneo dalla Corte d’Appello di Catanzaro su istanza della Distrettuale antimafia di Catanzaro”.

Pentito 'ndrangheta rivela tentativi di sabotaggio

Dal suo canto, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, che nel processo rappresenta la pubblica accusa insieme ai pm Antonio Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso, ha denunciato sospetti tentativi di voler allungare i tempi processuali affinché scadano i termini per le misure restrittive.

Scenario contenuto nei verbali di un nuovo collaboratore di giustizia, Gaetano Cannatà, che avrebbe rivelato l’intento delle cosche di sabotare il corretto svolgimento dell’intero maxiprocesso. Durante una riunione il gotha della ‘ndrangheta avrebbe deciso di adottare la strategia di ingolfare il processo con rito ordinario, facendovi partecipare il maggior numero di indagati.

Nell’aula bunker di Lamezia Terme

Ad assistere all’udienza circa 50 giornalisti ed oltre 250 avvocati. Gli imputati che hanno partecipato fisicamente all'udienza erano meno di 30, quasi 70 invece hanno partecipato al dibattimento in videoconferenza, mentre una decina di detenuti risultava assente perché in isolamento sanitario precauzionale. Efficienti i collegamenti con i siti remoti dove sono ristretti detenuti e collaboratori di giustizia. Tra questi i penitenziari di Cosenza, Vibo Valentia, Avellino, Benevento, Voghera, Catanzaro, Benevento, Rovigo, Prato, Parma, Civitavecchia, Nuoro, Reggio Calabria, Siracusa, Lanciano, Teramo, Frosinone, Ancona, Catania, Rebibbia di Roma e Poggioreale a Napoli.

Tre gli indagati ancora latitanti: Pasquale Bonavota, Domenico Cugliari ed Agostino Papaianni. Acquisite le richieste di costituzione delle parti civili presentate, tra gli altri, da diversi Comuni (Filandari, Filogaso, Cessaniti, Ionadi, Limbadi, Maierato, Mileto, Pizzo, Ricadi, San Costantino, San Gregorio d'Ippona, Sant'Onofrio, Stefanaconi, Tropea, Nicotera, Vibo Valentia e Zungri) entrambe le udienze sono state rinviate al prossimo 19 gennaio. Il 27 gennaio si celebrerà il processo con rito abbreviato a cui sono stati ammessi 91 imputati, mentre il 10 febbraio la Corte d’Assise di Catanzaro è chiamata a giudicare su un terzo troncone che riguarda alcuni omicidi.

'Ndrangheta, il presidente della Commissione parlamentare antimafia

“L’aula bunker – ha affermato il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, presente al processo - è un vecchio padiglione da anni inutilizzato. Ripulito e riadattato oggi può ospitare Rinascita-Scott dando prova che in Calabria si è investito con una gestione dei fondi pubblici dissipatrice. Questo non è un processo solo al clan Mancuso. Investe rapporti consolidati e corrotti fra istituzioni, professioni, massoneria deviata, poteri locali e le cosche. Lo stralcio che vede imputato Pittelli è quello forse politicamente più rilevante”.