Sono giorni che il professor Andrea Crisanti ribadisce la sua convinzione che servano misure più restrittive per contrastare la diffusione delle nuove varianti del Coronavirus in Italia. Secondo il microbiologo dell’Università di Padova le attuali restrizioni non bastano, nemmeno la zona rossa sarebbe sufficiente. Più efficace, invece, un “lockdown duro in stile Codogno”. Ospite della trasmissione di Radio 1 Rai, Un giorno da pecora, nella giornata di mercoledì 17 febbraio, Crisanti ritorna sulla questione e aggiunge che, se si andrà avanti così, entro metà marzo l’Italia potrebbe ritrovarsi con 30/40.000 casi di coronavirus al giorno.
Andrea Crisanti ospite di Un giorno da pecora: ‘18% dei nuovi casi infettati da variante inglese’
I conduttori della trasmissione radiofonica domandano al professor Crisanti come sia possibile che, nonostante i dati sembrino confermare un costante calo dei casi di coronavirus nel nostro Paese, gli esperti stiano continuando a lanciare allarmi sul pericolo rappresentato dalle varianti, con il risultato che già oggi alcune zone d’Italia si ritrovano in zona rossa. Crisanti giustifica questa situazione con l’ultima analisi pubblicata dall’Istituto superiore di sanità, secondo cui il 18% dei nuovi casi sono riferibili alla variante inglese. “Il che significa che su 100 casi positivi, 18 sono stati infettati dalla variante inglese”, chiosa il professore.
Crisanti: ‘Variante inglese elemento preoccupante’
“E questa non è una buona notizia”, spiega Andrea Crisanti, perché questa variante “ha una capacità di trasmissibilità elevatissima”. Poi ricorda come in Inghilterra si sia passati in tre settimane da 10/12.000 casi al giorno a 60.000. Giorgio Lauro gli domanda se ciò potrebbe accadere anche in Italia.
La replica di Crisanti è articolata. “La capacità del virus di replicarsi dipende da diversi fattori, dal virus stesso ma anche da aspetti democratici o sociali dove si diffonde”, afferma il microbiologo. Non si può fare dunque un paragone automatico, però si tratta di un “elemento preoccupante”.
‘Se riapriamo tutto arriviamo a 40.000 casi’
Andrea Crisanti prosegue il suo intervento ricordando che in Portogallo la variante inglese “ha fatto un disastro”, e anche in Israele. Lui si attende dunque un “aumento della trasmissione e dei contagiati nelle prossime due o tre settimane” anche in Italia. Poi invita a considerare che, prima di Natale, questa variante era solo un “reperto occasionale”. La sua previsione è che “se non si adottano misure di contenimento potrebbero aumentare” i contagi. “Se rimaniamo con tutte zone gialle e addirittura facciamo alcune zone bianche e riapriamo tutto potremmo tranquillamente arrivare a 30/40.000 casi verso metà marzo”, conclude.