Fabrizio Pregliasco è convinto che questo primo “giro di vaccinazioni” anti-Covid non sarà sufficiente per garantire il ritorno alla normalità. Secondo il medico, bisognerà effettuare vaccinazioni di richiamo “con vaccini aggiornati rispetto alle varianti”. Il virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi si dice comunque ottimista sulla fine della pandemia entro 13 mesi, ma avverte anche che con il Coronavirus “dovremo ancora fare i conti a lungo”.
Fabrizio Pregliasco: ‘Non basterà questo primo giro di vaccinazioni’
Fabrizio Pregliasco si dice convinto che “si arriverà ad una normalità. Ma il modello dell’Istituto superiore di sanità che ritengo molto verosimile, il ritorno effettivo alla normalità si avrà tra 7-13 mesi”. Ma il timore del medico è che ci potrebbe essere “l’esigenza di eseguire vaccinazioni di richiamo con vaccini aggiornati rispetto alle varianti perché - dichiara Pregliasco - non basterà questo primo giro di vaccinazioni”. Il virologo spiega infatti che “questo virus rimarrà”, anche sa sarà “molto meno presente”. Con il coronavirus, ironizza, “ci sarà una convivenza più civile, ma purtroppo dovremo ancora fare i conti a lungo con questa presenza”, questa la sua previsione.
Pregliasco favorevole al vaccino obbligatorio per il personale sanitario
Un altro timore espresso da Fabrizio Pregliasco riguarda “l’accettazione (del vaccino, ndr) perché davvero questo borbottio rispetto alla sicurezza, all’efficacia e alla non obbligatorietà nel personale sanitario” rappresenta un “elemento di grande discussione”.
Secondo il suo parere, però, sarebbe necessario, “e i presupposti legali ci sono” (per renderlo obbligatorio), visto che già esistono vaccinazioni obbligatorie per l’infanzia o per l’antitetanica per alcune professioni a rischio. Secondo Pregliasco bisogna dunque “consolidare” l’accettazione del vaccino da parte della popolazione.
‘Non c’è mai il rischio zero negli ospedali’
Quello che è sicuro, prosegue nella sua analisi Pregliasco, è che sarà “fondamentale il volontariato” come quello della Protezione civile, della Croce Rossa e della Misericordia per svolgere un “lavoro capillare” in ogni Comune italiano, anche nella valli alpine o sugli Appennini, dove si dovrà andare a vaccinare “direttamente” le persone anziane. Poi Pregliasco torna sulla vaccinazione del personale sanitario che, a suo avviso, “dovrebbe essere obbligatoria” visto che “non c’è mai il rischio zero negli ospedali. Incredibile come una certa quota di sanitari non vogliano vaccinarsi”, conclude Pregliasco.