A 14 anni dal delitto di Garlasco e dopo cinque processi, sembra calato definitivamente il sipario sul caso che ha diviso l'opinione pubblica e, fino ad oggi, anche gli specialisti. Con l'ultima pronuncia del 19 marzo, la Cassazione ha deciso che non ci sarà nessuna revisione del processo che ha condannato Alberto Stasi in via definitiva a 16 anni per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, nel 2007. La Suprema Corte ha rigettato la nuova istanza presentata dalla difesa di Stasi.
Delitto di Garlasco, le parole della mamma di Chiara
"Dopo tanti anni, speriamo che adesso sia davvero finita".
Rita Preda, la mamma di Chiara, per i giudici uccisa a 26 anni dal fidanzato Alberto Stasi, commenta con poche parole la decisione della Cassazione. L'ultimo ricorso presentato dai legali di Stasi, è stato rigettato dalla Prima sezione penale della Cassazione.
La mamma di Chiara si è limitata a ripetere ciò che che ha detto quando la Corte d'Appello di Brescia ha bocciato per prima l'istanza di riaprire il caso, perché inammissibile, proposta dal nuovo difensore di Stasi, Laura Panciroli. Provata da anni di colpi di scena e peripezie giudiziarie, la famiglia Poggi deve scontare a vita la pena di non poter più avere con sé Chiara, ma si augura che stavolta sia davvero finita. "Pur nel dolore, perché Chiara ormai non c'è più, abbiamo la serenità di averle dato giustizia", ha detto la mamma.
"I numerosi tentativi di ribaltare l'esito del processo effettuati in questi anni, non hanno avuto effetto: la decisione della Cassazione conferma ancora una volta la responsabilità di Stasi al di là di ogni ragionevole dubbio", hanno commentato i legali della famiglia Poggi, Gianluigi Tizzoni e Francesco Compagna. Stavolta i legali di Stasi si erano appellati a presunti nuovi elementi di prova: impronte su un dispenser di sapone, capelli sul lavandino e circostanze relative a una testimonianza.
Ma già per la Corte d'Appello di Brescia, non potevano essere considerate nuove prove da aggiungere agli elementi indiziari alla base della sentenza di condanna, divenuta definitiva nel dicembre 2015. Tra un mese, quando verrà depositata la sentenza, si conosceranno le motivazioni della decisione della Suprema Corte. Nei primi due gradi di giudizio, Stasi era stato assolto con rito abbreviato.
Dopo l'annullamento, con rinvio della Cassazione del 2013, è stato condannato in Appello-bis e la sentenza è stata confermata in Cassazione. L'ex studente della Bocconi, è detenuto nel carcere di Bollate.
Per il criminologo Bruno, Stasi sarebbe innocente
Ancora tra gli esperti c'è chi dissente. Per il criminologo Francesco Bruno, Stasi sarebbe innocente. Bruno ritiene che si possa sempre fare la revisione di un processo che sarebbe stato sbagliato. Secondo il professionista, Stasi non avrebbe avuto alcun movente per uccidere la fidanzata, né la possibilità di farlo, sarebbe stato un capro espiatorio avendo scoperto lui il corpo senza vita di Chiara, e avrebbe ingenerato sospetti il fatto che non stesse a casa sua al momento del delitto.
Sarebbero state fatte perizie inutili, per vedere se avesse calpestato il sangue o meno, mai trovato sotto le scarpe, mentre la bicicletta trovata nei pressi dell’abitazione della ragazza non era sua. Per Bruno, il delitto di Garlasco sarebbe uno dei tanti con "un innocente tenuto in galera per anni".
Delitto di Garlasco, niente sangue sotto le scarpe di Stasi
La mattina del 13 agosto del 2007, Alberto Stasi non riesce a parlare a telefono con la fidanzata. La sera prima, hanno mangiato una pizza insieme: è l'ultimo ad averla vista viva. Decide di andare nella villetta familiare di Galasco, alle porte di Pavia, dove c'è solo lei: i genitori con il fratello sono in vacanza. Agli inquirenti racconterà di essere entrato, di aver trovato molto sangue a terra e, seguendo le tracce fino alla tavernetta, di aver scoperto il corpo di Chiara.
È lui a chiamare i soccorsi. Dall'autopsia, risulterà che Chiara è morta per una decina di colpi che le sono stati inferti con un oggetto contundente mai trovato, e non si è potuta difendere. Le indagini si concentrano su Stasi: destano sospetti le tracce del Dna di Chiara sulla bici di Alberto, la mancanza di sangue sotto le sue scarpe e sugli abiti, come se si fosse cambiato, sebbene il pavimento della casa fosse pieno di sangue. Nel corso di nuove indagini, nel computer di Stasi viene trovato materiale pedopornografico che Chiara avrebbe scoperto la sera prima del delitto. ll movente dell’omicidio sarebbe proprio che Chiara, poche ore prima di venir uccisa, avrebbe minacciato di rivelare i segreti inconfessabili del fidanzato.