I carabinieri di Genova hanno arrestato un medico bresciano, il dottor Paolo Oneda e il "santone" milanese Vincenzo Paolo Bendinelli con l'accusa di omicidio volontario, con dolo eventuale. Secondo gli inquirenti sarebbero i responsabili della morte - avvenuta nell'ottobre 2020 - di una ragazza. La giovane, da quanto si apprende, sarebbe deceduta in seguito a un intervento volto all'asportazione di un neo eseguito in un agriturismo, senza l'adozione di alcuna precauzione igienico-sanitaria.

L'arresto

All'alba di martedì 20 aprile, i carabinieri del Comando Provinciale di Genova hanno arrestato, su ordinanza del Gip del tribunale di Genova, il dottor Paolo Oneda, dirigente medico del reparto di Chirurgia Generale dell'ospedale di Manerbio (in provincia di Brescia) e Vincenzo Paolo Bendinelli, "guida spirituale" e direttore del centro olistico “Anidra” di Borzonasca (piccolo centro alle porte di Genova).

I due fermati dovranno rispondere dell'accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, circonvenzione d'incapace e violenza sessuale. Da quanto si apprende risulterebbe coinvolta nell'inchiesta anche una psicologa. La professionista, infatti, è stata raggiunta da un avviso di garanzia per i reati di violenza sessuale e circonvenzione. Nell'esercizio della sua professione, infatti, la specialista avrebbe indirizzato diverse donne fragili verso il centro olistico ligure.

In concomitanza con gli arresti, i militari, hanno eseguito una serie di perquisizioni non solo all'interno della struttura di Borzonasca, ma anche nelle abitazioni private e negli studi di Milano e Brescia dei due indagati.

L'indagine che ha portato al duplice fermo sarebbe la continuazione di un’altra inchiesta (ancora in corso) avviata nel 2019, in seguito a una denuncia avanzata dai parenti di una giovane ospite del centro di Bendinelli.

L'intervento eseguito in agriturismo

La giovane, deceduta all'ospedale San Martino di Genova nell'ottobre 2020 per melanoma plurimetastatico, nel 2018 si sarebbe sottoposta all'asportazione di un neo. L'intervento sarebbe stato eseguito senza i necessari accertamenti istologici e senza rispettare le normali precauzioni sanitarie.

L'operazione, spacciata per "purificazione spirituale”, non si sarebbe svolta neppure in uno studio medico, bensì nella cucina dell'agriturismo sede del centro olistico di Bendinelli.

Nei mesi successivi all'asportazione del neo, la ragazza, avrebbe lamentato malessere e dolori sempre più lancinanti, ma gli indagati - pur essendo pienamente coscienti della superficialità con cui avevano agito - anziché suggerirle un adeguato trattamento medico si sarebbero limitati a fornirle vaghe rassicurazioni e a suggerirle una serie di pratiche olistiche volte a incrementare la "protezione energetica".

Solo quando la situazione era ormai precipitata, la vittima avrebbe scoperto che proprio nell'area sottoposta a intervento chirurgico si erano sviluppate gravi e diffuse metastasi che - come confermato anche dall'autopsia richiesta dai familiari - l'hanno portata alla morte.

La giovane deceduta, secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, prima di avvicinarsi al centro olistico di Borzonasca conduceva una vita sociale assolutamente normale. L'incontro con Bendinelli e le sue teorie l'avevano però cambiata profondamente e allontanata gradualmente dagli affetti.