Antonio Fara, il barista 47enne ucciso nella sua abitazione di Sassari, prima di essere colpito mortalmente alla testa con un martello è stato massacrato di botte dal suo assassino. Lo ha stabilito l'autopsia effettuata il 28 aprile, dal medico legale Salvatore Lorenzoni, all'interno dell'istituto di patologia forense dell'università di Sassari. Lo specialista è stato incaricato dal sostituto procuratore della Repubblica, Giovanni Porcheddu, che sta seguendo in prima persona il caso. Secondo quanto accertato dal medico legale la povera vittima, prima del colpo fatale, sarebbe stata strangolata con la cintura di un accappatoio.

Che però si sarebbe rotta.

L'assassino infatti poi si sarebbe scagliato contro il barista colpendolo violentemente con calci e pugni. Colpi che hanno ridotto la vittima in un lago di sangue. Chi ha ucciso Antonio Fara avrebbe anche utilizzato una grossa padella da cucina per colpire la vittima. Prima di darle il colpo di grazia fatale alla testa. Tutte le ferite presenti sul corpo senza vita del barista sarebbero infatti perfettamente compatibili con gli oggetti trovati nell'abitazione dai carabinieri del comando provinciale di Sassari. I reperti, analizzati dagli specialisti dei Ris di Cagliari hanno permesso di ricostruire il violento litigio andato in scena nell'abitazione di via Livorno.

Discussione che poi è sfociata nell'omicidio di Antonio Fara per il quale è in carcere il 24enne Claudio Dettori, ospite della vittima da qualche tempo.

L'arrestato si professa innocente

Dal carcere sassarese di Bancali, dove Claudio Dettori è detenuto, il 24enne professa la sua innocenza. Durante l'interrogatorio di garanzia, che si è svolto qualche mattina fa di fronte al gip Antonio Spanu e al pubblico ministero Giovanni Porcheddu, il giovane non ha risposto alle domande degli inquirenti.

Come hanno appunto confermato i suoi legali, Marco Salaris e Claudio Mastrandrea. Il giovane ha soltanto fatto una dichiarazione spontanea, dichiarando appunto la sua totale estraneità. “Mi è sembrato abbastanza tranquillo – spiega Marco Salaris, il suo avvocato di fiducia – si trova in una cella d'isolamento e per la prima volta ho avuto la possibilità di parlare con il mio assistito insieme al collega Claudio Mastrandrea.

Ora aspettiamo di recuperare gli atti completi – conclude il legale – per andare più nel dettaglio. A quel punto andremo a riparlare con Claudio”.

Durante l'interrogatorio, durato pochissimi minuti, il giudice ha comunque convalidato l'arresto del 24enne sassarese. Il giovane ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni e per prima cosa ha detto di essere molto dispiaciuto per la morte di Antonio Fara. Una bravissima persona che l'aveva aiutato in un periodo di estrema difficoltà e che lo aveva accolto nella sua abitazione di via Livorno, dove il 24enne aveva completo accesso.

L'appartamento di via Livorno

Claudio Dettori ha spiegato agli inquirenti – convinti della sua colpevolezza – che aveva libero accesso all'abitazione di Antonio Fara ma non aveva le chiavi.

Proprio per questo motivo se le immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza lo riprendono – in orari compatibili al delitto – uscire ed entrare nella casa della vittima non ci sarebbe alcun mistero. Il giovane infatti per far ingresso o andare via dall'abitazione utilizzava sempre l'uscita posteriore, la famosa porta trovata spalancata dagli investigatori. Questo perché, non avendo appunto le chiavi, scavalcava un muretto di recinzione che dava sulla via Napoli, parallela a quella della casa del delitto. Ecco perché nei filmati analizzati dai carabinieri si vede il giovane entrare da via Livorno e poi, dopo qualche tempo, uscire da via Napoli.

Un percorso comunque non troppo agevole.

Il cortile della casa e il palazzo vicino sono infatti separati da un muro di due metri che il giovane scavalcava grazie all'aiuto di un vecchio frigorifero appoggiato alla parete. Un altro fatto significativo è che a informare i carabinieri della morte di Antonio Fara sarebbe stata proprio una telefonata effettuata dal 24enne. La sua chiamata, infatti, sarebbe stata fatta praticamente in contemporanea con quella fatta dal nipote della vittima. Intorno alle 10 di sabato mattina, giorno in cui è stato ritrovato il corpo senza vita di Antonio Fara.