Una macchina che si inceppava e dava continuamente problemi: emergerebbe questa realtà da delle foto rimaste sul telefonino di Laila El Harim, l'operaia morta sul lavoro martedì scorso a 40 anni. La donna, che avrebbe compiuto 41 anni il prossimo 21 agosto, è rimasta incastrata in una fustellatrice per tagliare e sagomare il cartone. L'incidente è avvenuto nell'azienda di packaging Bombonette di Camposanto, in provincia di Modena.

Dopo il titolare della ditta, Fiano Setti, ora c'è un un secondo indagato per omicidio colposo dalla Procura di Modena: è suo nipote Jacopo Setti, addetto alla sicurezza nello stabilimento.

Stamattina, 6 agosto, è iniziato l'esame autoptico sul corpo dell'operaia. Il medico legale avrà 45 giorni per definire le cause del decesso.

Operaia morta, sequestrato il cellulare

Oggi la Procura ha disposto il sequestro del cellulare di Laila El Harim. L'operaia avrebbe scattato foto e fatto video perché la fustellatrice la impensieriva. Lo ha detto Dario Eugeni, avvocato del padre di Laila. Assunta da tre mesi, era un'operaia esperta. "La famiglia Setti, i proprietari, l'aveva fortemente voluta, sapendo quanto fosse brava sulla fustellatrice", ha detto il compagno Manuele Altiero. Ma la sua esperienza ventennale non è servita a salvarla.

Per segnalare il malfunzionamento della macchina, Laila avrebbe inviato le foto ai responsabili di reparto e ai tecnici che sarebbero dovuti intervenire: aspetti che accerteranno gli inquirenti in una vicenda ancora tutta da chiarire.

Di sicuro, però, c'è che l'operaia riferiva al suo compagno cosa accadeva sul posto di lavoro: quasi ogni giorno doveva chiedere l'intervento di un elettricista perché la fustellatrice si inceppava. Lei se ne lamentava spesso. Potrebbe fornire informazioni importanti anche il diario dove la donna, oltre a fatti privati, annotava l'andamento della giornata lavorativa.

Altiero poteva capire al volo ciò di cui Laila gli parlava: entrambi erano operai impiegati nello stesso settore. Venti anni fa si erano conosciuti proprio lavorando in un'azienda di packaging, si erano innamorati e da allora non si erano più lasciati. Avevano avuto una bambina che oggi ha cinque anni e a cui il papà ha dovuto spiegare che la mamma è andata in cielo.

Progettavano di sposarsi a giugno del prossimo anno in Salento. Martedì, Laila aveva iniziato il turno di lavoro alle 5 e 50. L'incidente è avvenuto dopo le otto di mattina.

Macchinario con blocco solo manuale

Gli ispettori del Lavoro hanno accertato che il macchinario sotto sequestro non disponeva di un blocco di sicurezza automatico. La prima relazione che l'Ispettorato nazionale ha inviato al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha infatti chiarito che il macchinario aveva un doppio blocco di funzionamento meccanico, ma era azionabile, da parte dell'operatrice, soltanto manualmente. "Ciò ha consentito un'operazione non sicura che ha cagionato la morte per schiacciamento", si legge nel documento.

L'avvocato della famiglia della vittima, Monica Rustichelli, in caso di necessità nominerà dei periti tecnici per l'esame della fustellatrice. Orlando, è stato raggiunto da una telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha voluto acquisire informazioni sugli ultimi incidenti sul lavoro e sulle iniziative del ministero per contrastare questa strage quotidiana. Ieri, il ministro, durante il question time alla Camera, ha detto che "tutti i controlli del mondo" non servirebbero "se fosse vero quello che emerge dalle prime indagini" sulla morte di Laila e cioè che "se una macchina durante il controllo risulta idonea, ma poi viene disattivato il suo dispositivo di sicurezza, tutti gli sforzi vengono vanificati".

Operaia morta, parlano il compagno e la mamma di Luana

"Non si può morire sul lavoro, non deve succedere più": parole perentorie pronunciate dal compagno di Laila nel chiedere che, oltre all'inchiesta giudiziaria, siano le autorità e la politica a pretendere la verità su cosa è successo nello stabilimento di Camposanto.

"In tre mesi non è cambiato nulla", ha detto sconsolata, Emma Marrazzo, la mamma di Luana D'Orazio, uccisa il 3 maggio da un orditoio nella fabbrica tessile di Prato dove lavorava come apprendista, probabilmente in una postazione in cui non avrebbe dovuto essere. Luana aveva 22 anni e ha lasciato un bimbo di quattro.

Intervistati, i titolari dell'azienda Bombonette hanno detto che la morte di Laila sarebbe stata una tragica e imprevedibile fatalità.

I sindacati la pensano diversamente. Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, la pandemia sarebbe diventato l'alibi per molte aziende che avrebbero "ulteriormente frenato quel poco di impegni e di investimenti sulla sicurezza, anteponendo la logica del profitto alla centralità della vita umana".