"Siamo stati tirati in ballo. È un incubo". A parlare, ai microfoni di Quarto Grado, è Giusy Della Chiave, figlia di Battista Della Chiave, il presunto testimone oculare del rapimento di Denise Pipitone, la bimba scomparsa da Mazara Del Vallo il 1° settembre 2004, all'età di quasi quattro anni. La donna, ai microfoni di Gianluigi Nuzzi, ha voluto ribadire che il padre, sordomuto, non avrebbe mai potuto vedere Giuseppe Della Chiave (suo nipote) con in braccio una bambina telefonare all'interno di un capannone nei pressi del molo della cittadina siciliana.

Giusy Della Chiave: 'Tirati in ballo '

Venerdì 1° ottobre la trasmissione Quarto Grado è tornata a parlare del caso di cronaca nera che vede protagonista la bimba portata via da Mazara del Vallo. Ai microfoni di Gianluigi Nuzzi è intervenuta Giusy, figlia di Battista Della Chiave, presunto testimone (ormai deceduto) del rapimento della piccola. Secondo la donna la sua famiglia, estranea alla vicenda, sarebbe stata tirata in ballo: "Soprattutto mio papà, quando neppure parlava". Giusy Della Chiave, ha anche ribadito che il padre, sordo dalla nascita e all'epoca dei fatti anche muto, non avrebbe mai potuto fare il nome di suo nipote, Giuseppe Della Chiave. Quest'ultimo negli ultimi mesi sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati.

Tuttavia, nelle ultime settimane, la Procura di Marsala ha avanzato al Gip la richiesta di archiviazione della sua posizione e di quella di Anna Corona (ex moglie di Piero Pulizzi, papà naturale della piccola Denise).

Facendo anche riferimento alla testimonianza raccolta dell'avvocato Giacomo Frazzitta - legale di Piera Maggio - e resa pubblica nei mesi scorsi, ha spiegato di aver visto l'interprete fare al genitore tanti gesti che - secondo Giusy - l'uomo non sarebbe stato in grado di comprendere in quanto lui "aveva tutt'altro modo di fare".

"Anche per noi - ha concluso - era difficile capirlo". Davanti ai magistrati, è bene ricordarlo, Battista Della Chiave, affiancato da un consulente, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

La 'verità' di Giusy Della Chiave

Giusy Della Chiave ha poi affermato: "La verità la dico io, in quanto nel settembre 2004, quando la piccola Denise è sparita, mio padre e mia madre non abitavano in via Rieti".

Il cugino della donna, Giuseppe, invece, non solo vi sarebbe ritornato solo nel 2007, ma avrebbe conosciuto la compagna Loredana Genna, una cara amica di Anna Corona, nel 2005.

Tv e giornali, in questi mesi, hanno sempre riferito che all'epoca della scomparsa di Denise, Battista Della Chiave lavorava nel magazzino dove sarebbe partita la "famosa" telefonata ad Anna Corona. Tuttavia, Giusy ha smentito questa notizia evidenziando che il padre, in realtà, ha smesso di lavorare in quella fabbrica quasi 10 anni prima, nel 1995.

"Non è vero niente - ha proseguito - e in proposito sono state dette tante menzogne". Queste bugie, sempre secondo Giusy, avrebbero fatto ammalare i Della Chiave e trasformato la loro vita in un vero e proprio incubo.

"Dicono che papà ha visto mettere la bimba su una barca - ha puntualizzato - ma come avrebbe fatto a vederla e a fare tutto il percorso?". Battista Della Chiave, infatti, non solo non aveva né patente e né auto, ma aveva difficoltà anche a camminare da solo. "Come fanno ad affermare cose non vere? - ha sbottato dichiarando che l'uomo non riusciva a capire nessuno - Diceva la verità, ma di un suo personale racconto: non parlava della bambina scomparsa, ma di quando era ragazzino". Giusy ha quindi concluso che sebbene ci sia stato - parole sue - un "macello", la loro coscienza è pulita.

Durante la puntata di venerdì ha preso la parola anche il legale di Della Chiave. L'avvocato Giuseppe Accardo ha colto l'occasione per evidenziare come, solo un paio di mesi fa, ci fosse una forte pressione mediatica sulla vicenda che, inevitabilmente ha investito la famiglia Della Chiave anche attraverso minacce via social. "Non dimentichiamo mai - ha infine redarguito il penalista - che l’obiettivo è trovare Denise".