Bob Dylan al centro di una curiosa vicenda di cronaca. Il celebre cantautore statunitense, vincitore del Premio Nobel per Letteratura alcuni anni fa, è stato infatti denunciato da una donna. La querelante, che ha scelto di restare anonima ed è solita siglarsi con le iniziali J. C., accusa il musicista di violenza sessuale. I fatti, secondo la versione che ha fornito, si sarebbero svolti nel 1965, quando lei aveva solamente 12 anni. La versione è stata già smentita dal biografo di Dylan. A questo si aggiunge il recente commento da parte degli avvocati, che senza mezza termini parlano di "estorsione".
Questi ultimi puntano a minare la credibilità della donna, una sorta di veggente che in passato ha ammesso di essere stata rapita dagli alieni.
L'accusa mossa contro Bob Dylan
La vicenda è iniziata la scorsa estate quando una donna ha deciso di querelare il cantante Bob Dylan per fatti che sarebbero avvenuti nel 1965, quando lei era dodicenne. Secondo quanto viene riportato nella denuncia, il celebre cantautore avrebbe "sfruttato il suo status di musicista al fine di adescarla e controllarla". In seguito avrebbe abusato di lei dopo averle somministrato delle droghe. Un caso che suscita stupore e curiosità e che potrebbe andare avanti ancora per un po' di tempo.
Nella giornata di ieri è arrivata la risposta del cantautore per bocca dei suoi avvocati.
La denuncia viene definita senza troppi giri di parole "ridicola", nient'altro che un ricatto di natura economica, architettato da una donna che negli anni ha dichiarato addirittura di aver subito un rapimento da parte degli alieni. Dal conto loro i legali della donna sostengono che la vicenda si basi su fatti concreti.
'Un ricatto economico'
La risposta degli avvocati di Bob Dylan è chiara e tende a mettere in evidenza la scarsa credibilità della donna. Quello che avrebbe architettato sarebbe un ricatto e lei viene definita come una "veggente" che in passato ha dichiarato di essere "stata rapita dagli alieni e di aver guidato la loro navicella spaziale".
Il loro assistito sarà sembrato un "bersaglio facile" per i legali che hanno presentato la denuncia, nella speranza di guadagnare qualcosa. Confermano poi come Dylan non mollerà di un centimetro e quanti lo accusano si assumeranno le loro responsabilità.
"Questo caso è un’estorsione mascherata da denuncia", insistono i legali del celebre musicista. "È stata depositata in malafede al fine di ottenere soldi con la minaccia di pubblicità cattiva. L'accusa è falsa, pericolosa, avventata e diffamatoria. Il signor Dylan non subirà ricatti". A loro dire infatti la donna si sarebbe inventata tutto. Come riportato nel suo sito web, la donna si crede una "veggente specializzata nel 'canalizzare' a pagamento le persone scomparse verso le famiglie in lutto".
Come sostengono gli avvocati, la donna ha detto anche di poter parlare "con cani, gatti e altri animali, sia vivi che morti, oltre a piante ed insetti".
I fatti mancano di prove
Secondo la querela le molestie sarebbero state commesse tra l'aprile e il maggio del 1965 presso il Chelsea Hotel di Manhattan, New York. Secondo i biografi di Bob Dylan però, il cantautore in quel periodo non si trovava affatto in quella città, e quindi l'abuso sarebbe "impossibile dal punto di vista cronologico". Ciò quindi demolirebbe l'accusa. E forse proprio per questo motivo la donna, tramite i suoi legali, ha deciso di modificare la denuncia dicendo che i fatti si sarebbero semplicemente svolti "nella primavera" di quel 1965.
Il legale di J.C. intanto ha replicato sostenendo che la sua cliente non si lascerà "bullizzare" dalla controparte. E poi ha aggiunto: "Più la metà degli americani crede nei fenomeni psichici. Se volete attaccare qualcuno per ciò in cui crede, entrerete in una zona molto pericolosa. (...) Il caso non ci può distrarre dalle accuse. Questo caso si basa sui fatti".