Svolta nelle indagini sul caso di Agata Scuto, la ragazza disabile scomparsa da casa sua ad Acireale il 4 giugno 2012. I carabinieri del comando provinciale di Catania hanno arrestato l’ex compagno della madre, Rosario Palermo, 60 anni, con l’accusa di aver ucciso la giovane e di aver simulato la sua sparizione. L’uomo, oltre che di omicidio, dovrà rispondere anche dell’occultamento del corpo della vittima, che non è mai stato ritrovato. Il colpo di scena nella vicenda è arrivato attraverso una serie di intercettazioni disposte dagli inquirenti: mentre si trovava all’interno della sua automobile, l’ex compagno della mamma di Agata avrebbe iniziato a parlare da solo, dicendo di temere un suo imminente arresto.
In questa singolare confessione, il 60enne avrebbe rivelato di aver paura che gli investigatori potessero scoprire la verità: dieci anni fa la ragazza sarebbe stata strangolata in un casolare nelle campagne di Pachino. Quindi i suoi resti sarebbero stati bruciati per eliminare ogni traccia del delitto.
Il corpo di Agata è stato cercato nella cantina dell’abitazione della madre
Ci sono voluti mesi agli inquirenti per chiarire questa drammatica vicenda di Cronaca Nera, sviluppatasi in un contesto di degrado, caratterizzato da omertà e connivenze. Al centro delle indagini il rapporto particolare che si era creato tra Agata e il suo presunto assassino, tanto che – secondo alcune voci – tra i due ci sarebbe stata anche una relazione.
La trasmissione Chi l’ha visto? si è ripetutamente occupata del caso: nel 2020 il programma di Rai 3 aveva ricevuto una segnalazione secondo la quale il corpo della ragazza sarebbe stato occultato nella cantina della villetta della madre. Tuttavia questa pista si è rivelata infondata, dato che le ricerche eseguite dai carabinieri, utilizzando anche alcune apparecchiature tecnologiche di ultima generazione, non hanno dato nessun esito.
Comunque, in quell’occasione, sono emerse alcune stranezze nel comportamento dell’ex compagno della madre della giovane.
Le indagini sulla scomparsa di Agata
Subito dopo la sparizione di Agata, la madre ha raccontato che quel giorno di giugno l’aveva lascata da sola a casa, perché si era recata con l’altro figlio a trovare la nonna della ragazza.
Al loro ritorno, la giovane era svanita nel nulla. La denuncia è stata ritirata qualche mese dopo dalla mamma della scomparsa, su indicazione del compagno, ora finito in carcere. Infatti l’uomo ha ripetutamente raccontato di aver visto diverse volte Agata, mentre era in motorino o in auto, insieme a un ragazzo biondo, probabilmente il suo nuovo fidanzato. Questa versione ha insospettito gli inquirenti, che avevano scoperto come la giovane evitasse di uscire da sola, a causa dei suoi problemi di salute, e frequentasse solo alcuni parenti. A quel punto i magistrati hanno voluto ascoltare il sessantenne, che ha rivelato di ricordarsi bene i suoi movimenti il giorno della sparizione di Agata, perché si era fatto male a una gamba: sarebbe andato a cercare lumache e poi a raccogliere l’origano selvatico sull’Etna.
Tuttavia gli inquirenti non hanno creduto a questa versione.
L’uomo accusato del delitto di Agata avrebbe tentato di inquinare le prove
Gli investigatori hanno scoperto anche il piano ideato dal sessantenne per inquinare le prove: inizialmente avrebbe cercato di accordarsi con alcuni conoscenti, perché testimoniassero confermando il suo alibi. Inoltre avrebbe voluto nascondere nelle campagne sull’Etna un reperto intriso del proprio sangue, da far ritrovare alle forze dell’ordine, per poter dimostrare la veridicità del suo racconto. Tuttavia l’arresto ha impedito all’uomo di realizzare i suoi propositi.