Il giallo di Trieste sta diventando un caso anche mediatico: l'interno al primo piano di un palazzo popolare in via Verrocchio, dove abitavano la 63enne Liliana Resinovich e il 72enne Sebastiano Visintin sposati da 32 anni, da giorni accoglie spesso giornalisti e operatori televisivi, per scelta dello stesso Visintin.

Dal 14 dicembre, data della misteriosa scomparsa di 'Lilly' dopo uno scambio di messaggi con l'82enne amico speciale Claudio Sterpin, il marito ha parlato molto coi media, concesso interviste e fatto collegamenti televisivi, al punto da essere conteso dalle trasmissioni di approfondimento pomeridiano.

Una scelta comunicativa che non è venuta meno dopo il ritrovamento, mercoledì pomeriggio in un boschetto del vicino parco dell’ex ospedale psichiatrico, di un corpo di donna di cui non è stata ancora accertata l'identità.

Visintin sembrerebbe però già avere certezze: "Mia moglie è stata uccisa e presto avremo un colpevole".

Trieste, il racconto del marito

Gli inquirenti non hanno lasciato trapelare quasi nulla. Solo a caldo, dopo il ritrovamento, sia il prefetto di Trieste Annunziato Vardè, che il procuratore Antonio De Nicolo, avevano detto che ci sarebbe una "elevata probabilità" che il corpo possa essere di Liliana Resinovich.

Elementi identificativi sarebbero gli occhiali trovati, compatibili con quelli che indossava la donna scomparsa in alcune foto, una stessa corporatura esile.

Di fatto, l'identificazione non avverrà prima di lunedì 10 o martedì 11 gennaio, dopo la tac e l'autopsia disposte dalla Procura per stabilire tempi e causa del decesso e se quel corpo sia sempre stato lì dove scoperto. Ma il riconoscimento non è ancora stato fatto: Visintin ha detto di non conoscerne il motivo, precisando di aver chiesto invano di vedere il corpo.

Gli inquirenti considerano tutte le ipotesi, compreso il suicidio. Visintin ha detto di sperare ancora che non sia sua moglie e al contempo di essere sicuro che non si sia suicidata. In questa fase investigativa, non ci sono indagati.

L'ex fotoreporter ha ricostruito più volte ciò che ha fatto il 14 dicembre, la mattina della scomparsa di Lilly.

Prima ha consegnato ai clienti i coltelli che affila in un magazzino. Poi, senza passare da casa, è andato a fare un giro in bicicletta. "Ho girato anche dei video che ho consegnato alla Questura". Verso le ore 14 sarebbe rientrato a casa, ha pranzato, ha riportato la bici in magazzino. Si sarebbe accorto dei cellulari della moglie rimasti su un tavolo, per poi segnalare in serata la sua scomparsa in Questura, non vedendola tornare.

"Non so come andranno a finire le cose ma non l’ho uccisa io, sono innocente e Lilly mi manca moltissimo", ha detto l'uomo, aggiungendo di essere stanco, di aver paura di dire cose sbagliate, di non sapersi difendere perché sotto pressione, per poi concludere: "Qui va a finire che io andrò in carcere e qualcun altro si divertirà”.

Il rapporto 'occulto' di Lily con l'amico speciale

A cronisti e conoscenti che gli hanno fatto notare che in tanti sospettano di lui, ha risposto accusando il presunto 'rivale': "Io e mia moglie eravamo felici, lui ha rovinato due vite", ha detto. "Se parlate con quell'uomo che è entrato nella nostra vita, vi dirà che io sono un mostro", ha aggiunto. Più volte ha sottolineato di aver scoperto dell'esistenza di Sterpin il 14 dicembre e i giorni successivi guardando i messaggi nel telefono di Lilly.

Dopo averlo scoperto, è stato "disturbato molto da questo rapporto occulto", di cui non avrebbero saputo nulla neanche le amiche e il fratello a cui Lilly era molto legata. L'82enne, sarebbe "un personaggio misterioso" e avrebbe plagiato la moglie.

"Lei è entrata in uno stato di follia. Ha lasciato a casa i documenti, i telefoni, cosa che non aveva mai fatto prima, e se n’è andata chissà dove".

All'inviata Rai Laura Tangherlini, che l'ha intervistato sul divano del salottino di casa, il 72enne ha detto di coltivare la speranza che Lilly sia andata da qualche amica e di auspicare che attraverso l'analisi dei messaggi in codice che scambiava con l'82enne, la polizia trovi la chiave del giallo.

"Avevamo un rapporto perfetto e ci invidiavano per la nostra unione", ha detto Visintin. "Io sono in pensione. Per mantenermi affilo coltelli in nero, ho un laboratorio. E faccio fotografie". Ci ha tenuto a dire che anche in giorni tanto difficili, è impegnato a fare foto di scena alla compagnia teatrale 'Attori per caso'.