Sestina Arcuri non fu uccisa ma precipitò dalle scale con il fidanzato: fu un tragico incidente. Lo ha stabilito la Corte d'Assise del Tribunale di Viterbo che lo scorso 19 luglio ha assolto il 30enne Andrea Landolfi dall'accusa di omicidio volontario. Nei giorni scorsi sono state depositate le motivazioni della sentenza di primo grado.
Dopo una detenzione di circa due anni il 30enne, per effetto della sentenza, è stato scarcerato sei mesi fa. Assolta anche sua nonna Mirella Jezzi, accusata di favoreggiamento per aver nascosto la realtà dei fatti.
Sestina Arcuri, parrucchiera 26enne di origini calabresi, morì la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 dopo una caduta dalle scale a Ronciglione, in provincia di Viterbo, nella casa della nonna del fidanzato dove era ospite.
Sestina Arcuri, le motivazioni della sentenza
Non sarebbe stato commesso alcun femminicidio, né ci sarebbe stata un'omissione di soccorso nella tragica morte di Sestina Arcuri. È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che ha restituito la libertà all'assistente sociosanitario ed ex pugile romano. Ottanta pagine in cui i giudici della Corte d'Assise di Viterbo esplicitano la verità giudiziaria raggiunta: le lesioni riportate dalla ragazza sono compatibili con una caduta dall'alto e per le scale.
I giudici hanno ritenuto veritiere le dichiarazioni dell'imputato che ha sempre parlato di incidente. Anche le lesioni che Landolfi presentava sul suo corpo sono state ritenute compatibili con una caduta. L'ipotesi di un lancio della fidanzata oltre la balaustra della scala in ferro sarebbe inverosimile, non coerente con lo stato dei luoghi e le lesioni riscontrate sul corpo di Sestina.
Sarebbero precipitati insieme per una disgrazia a seguito della quale la parrucchiera 26enne non è sopravvissuta. L'accusa aveva chiesto 25 anni di carcere, ma le prove portate non sarebbero state sufficienti a determinare la responsabilità dell’imputato.
Sestina Arcuri, la nonna dell'imputato non mentì
I giudici hanno ritenuto attendibile anche la versione della nonna di Landolfi, Mirella Iezzi.
L'anziana aveva riferito di aver visto il nipote e la fidanzata precipitare insieme. Quando andò a soccorrere Sestina, la 26enne sarebbe stata lucida. Il nipote, per scansare la nonna, le avrebbe dato una botta rompendole costole che già si era fratturata in precedenza.
Iezzi uscì di casa con le proprie gambe, quindi chiamò sua figlia per farsi accompagnare in ospedale, ma senza perdere la calma. Per i giudici, sarebbe stato un comportamento inimmaginabile qualora la donna avesse realmente assistito a un delitto compiuto dal nipote: avrebbe dovuto essere fuori di sé, non avrebbe abbandonato Sestina e tantomeno il nipotino di cinque anni presente al momento dei fatti, avrebbe chiamato i carabinieri.
I giudici hanno riabilitato la figura dell'anziana: non avrebbe detto bugie per coprire il nipote. Le intercettazioni ambientali confermerebbero questa ricostruzione. Per le lesioni causate alla nonna, Landolfi è stato condannato a 4 anni.
La mamma del fidanzato assolto, 'La verità è venuta fuori'
"Questa è una sentenza giusta, sono innocente", erano state le prime parole del 30enne appena si era reso conto di essere stato assolto. Dopo la lettura della sentenza, sua mamma Roberta aveva commentato: "La verità è uscita fuori, erano due anni che aspettavamo, finalmente si è fatta giustizia. Ringrazio i giudici e tutti i giurati. Io alla mamma di Sestina le starò sempre vicina, anche se lei non vorrà.
Mio figlio amava Sestina, era una coppia adorabile. Mi dispiace per Sestina perché le volevo bene”.
"La prova dell'omicidio non c'era e sono stati utilizzati degli elementi per cercare di creare la prova a carico, quando gli atti sono chiari, sono evidenti, diciamo che c'è la prova dell'incidente", aveva commentato Serena Gasperini, legale di Landolfi. Per Gasperini, da parte di molti, la sentenza sarebbe già stata scritta: l'intento sarebbe stato di condannare Andrea all'ergastolo. "Siccome la vicenda riguardava un ragazzo e una giovanissima ragazza, doveva essere morta solo esclusivamente per mano di un omicida, sembra che gli incidenti non possano accadere in questo momento storico". "La nostra intenzione è impugnare la sentenza e fare ricorso in appello, è la prima volta che mi capita che un imputato per omicidio volontario e omissione di soccorso venga assolto con formula dubitativa", aveva replicato Luccisano, legale dei familiari di Sestina.