Muro contro muro tra le delegazioni russa e ucraina in Turchia. L'incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, il primo vero vertice ad alto livello dall'inizio della guerra in Ucraina, si è esaurito in un sostanziale fallimento. Degli spiragli per una soluzione diplomatica restano tuttavia aperti e la via negoziale intrapresa continuerà ad essere percorsa anche nei giorni successivi, con un prossimo incontro previsto in Bielorussia. Intanto si intensificano i bombardamenti delle città ucraine da parte di Mosca, con l'esercito russo che si avvicina sempre di più a Kiev.

Il vertice in Turchia

L'incontro di Antalya non è riuscito a sbloccare lo stallo nei rapporti tra Russia e Ucraina. Anzi, le dichiarazioni dei rispettivi ministri degli Esteri a margine del vertice sembrano suggerire tutt'altro. Il russo Serghei Lavrov ha affermato che quei "che riempiono di armi l'Ucraina" sono "responsabili delle proprie azioni", pur sottolineando di non voler scartare l'ipotesi di una soluzione diplomatica. L'ucraino Dmytro Kuleba ha invece lamentato il sostanziale nulla di fatto soprattutto sul piano umanitario, evidenziando l'assenza di progressi "sul cessate il fuoco di 24 ore" e la drammatica situazione della città di Mariupol assediata.

Più ottimista sembra essere il capo della diplomazia turca Mevlut Cavusoglu, mediatore nell'incontro di Antalya, il quale ha definito questo vertice "un inizio" auspicando che si possa proseguire sulla strada intrapresa per raggiungere al più presto "un risultato".

Il diplomatico turco ha poi aggiunto che entrambe le parti sono favorevoli per trovare un accordo anche attraverso un "incontro al vertice". Per il momento, comunque, gli occhi sono puntati sul quarto round dei negoziati, atteso nei prossimi giorni in Bielorussia.

Le prossime mosse di Putin

Nel frattempo prosegue l'assedio dell'esercito russo, ormai sempre più vicino a Kiev dove sono risuonate le sirene antiaeree.

Secondo i media ucraini, si sarebbero verificate alcune esplosioni in città situate nell'ovest del Paese (come Lutsk e Ivano-Frankovsk) e a Vasylkiv (nella regione di Kiev) dove alcuni missili avrebbero distrutto anche una base aerea. Bombardamenti pure a Dnipro, città dell'entroterra centro-orientale dove sarebbe stato colpito anche un asilo.

Il governatore di Lugansk afferma che ormai circa il 70% della regione è sotto il controllo russo. I colpi dell'esercito di Mosca non risparmiano nemmeno le centrali e i siti di ricerca nucleari, tanto che il ministero dell'Interno denuncia il possibile rilascio di radiazioni qualora le apparecchiature fossero danneggiate.

Intanto il presidente russo Vladimir Putin avrebbe dato il via libera all'arruolamento di oltre 16mila combattenti "volontari" da diversi Paesi del Medio Oriente, soprattutto per dare manforte ai separatisti delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. Il Cremlino ha inoltre chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu in merito ad alcune "attività biologiche militari" condotte dagli americani in Ucraina.

Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, tuttavia, si tratterebbe solo di un pretesto di Mosca per utilizzare armi proibite. Zelensky si è quindi scagliato contro la Russia accusandola di essere "Uno Stato terrorista".

Le reazioni dell'Occidente

La strategia dell'Occidente contro l'invasore russo si conferma quella delle sanzioni, con cui i leader occidentali (a differenza della Cina, che le considera un "danno per la ripresa mondiale") puntano a isolare Mosca e a piegarla economicamente. A cominciare dal presidente degli Usa Joe Biden, il quale dopo aver bloccato l'import di idrocarburi russi starebbe pensando addirittura di interrompere le normali relazioni economiche con Mosca, revocando i privilegi commerciali e ricorrendo a un aumento dei dazi sulle merci importate dalla Russia.

Anche i 27 leader dell'Ue, riuniti a Versailles, si dicono pronti a inasprire le sanzioni contro Mosca e chiedono a Putin di fermare le operazioni militari e di garantire i corridoi umanitari nonché la sicurezza delle centrali nucleari. In merito alla richiesta di adesione all'Unione Europea avanzata da Kiev, i leader Ue fanno sapere che la Commissione (su richiesta del Consiglio) presenterà il proprio parere "conformemente alle pertinenti disposizioni dei trattati".