Come Pietro Maso, 31 anni dopo. A Chiampo, comune a 30 chilometri da Vicenza, nella mattina di ieri, 15 marzo, il 25enne reo confesso Diego Gugole ha ucciso con sei colpi d'arma da fuoco i genitori, il padre 62enne Sergio Gugole e la madre 59enne Lorena Zanin. La smania di denaro e l'idea di una vita facile sarebbero alla base del duplice omicidio avvenuto nell'abitazione di Via Villaggio Marmi in cui viveva con i genitori. Ancora una volta, la provincia veneta è teatro del fatto di cronaca nera incentrato su figli che diventano assassini. Ad appena 10 chilometri di distanza da Chiampo, a Montecchia di Crosara che ricade nella provincia di Verona, nel 1991 Pietro Maso, aiutato da tre suoi amici, uccise i genitori per intascare i soldi dell'eredità.

Vicenza, prima ha ucciso il padre

Diego Cugole, ora in carcere a Vicenza con l'accusa di omicidio premeditato aggravato, dopo aver ucciso padre e madre, ha vagato per ore alla guida della sua auto. Poi, alle 22 e 30 si è presentato alla caserma dei carabinieri per costituirsi. Prima aveva cercato di rimuovere le tracce del duplice delitto: aveva acquistato vernice e pennelli con cui avrebbe voluto coprire il sangue sparso in casa, e sacchi in cui avrebbe voluto occultare i corpi dei genitori per poi nasconderli in un appartamento al primo piano dello stesso stabile, disabitato perché di proprietà del nonno defunto.

In base al suo racconto ai carabinieri, il duplice delitto sarebbe stato premeditato da almeno un mese.

Ieri mattina alle 10 e 30 ha prima ucciso il padre mentre era seduto in cucina: gli ha sparato due colpi che l'hanno raggiunto alla testa. L'arma, una calibro 9, era detenuta illegalmente non avendo il porto d'armi. Poi, ha atteso l'arrivo della madre. Nel frattempo, ha avuto la freddezza di trasferire dal conto corrente del padre al suo circa 16mila euro tramite bonifico fatto via computer.

Rientrata dopo le 13, la madre è stata raggiunta nel corridoio dell'abitazione da quattro colpi esplosi dalla stessa arma.

Vicenza, movente tutto economico

"Ultimamente non mi piaceva lavorare, spesso raccontavo bugie ai miei genitori": con candore, il reo confesso lo ha spiegato al sostituto procuratore Barbara De Munari che lo ha interrogato per circa due ore per poi disporre il fermo.

Disoccupato da un anno, dopo aver fatto brevi esperienze in concerie della zona, il 25enne non intendeva impegnarsi in alcuna professione. Il padre pensionato, era stato titolare di una piccola conceria a Chiampo. Il figlio voleva impossessarsi degli 800mila euro investiti dai genitori in titoli e azioni per acquistare un'auto, ma soprattutto un immobile nel comune di Arzignano. La scorsa settimana aveva avuto un anticipo a titolo di caparra. E ieri pomeriggio, dopo essersi lavato e cambiato gli abiti, sarebbe andato alla sede dell'impresa edile di Arzignano a consegnare una ulteriore somma a titolo di anticipo per l'acquisto dell'immobile.

Il delitto del padre, sarebbe avvenuto dopo un litigio, l'ennesimo, sempre perché Diego pretendeva soldi dai genitori.

Il ragazzo ha ammesso di aver acquistato l'arma, una semiautomatica di fabbricazione polacca, da un marocchino a Cologna Veneta, Verona, pagandola 3800 euro. Le prime incrinature interiori rispetto a un'apparente impassibilità dopo il duplice omicidio, le ha avute in serata quando un'amica della mamma l'ha chiamato preoccupata perché né lei né il marito rispondevano al telefono e al citofono di casa. Dopo la confessione del 25enne, i militari sono andati nell'abitazione di via villaggio Marmi dove hanno trovato i corpi delle vittime e l'arma utilizzata per i delitti. Nell'auto sequestrata del ragazzo sono stati recuperati i sacchi e il materiale acquistati nel pomeriggio

A Chiampo comunità sconvolta

Il più sconvolto di tutti è il sindaco di Chiampo, Matteo Macilotti: "Ho abitato molti anni nella palazzina di fronte e conoscevo benissimo le due vittime come il figlio.

Mai avrei pensato che potesse accadere una cosa del genere". A chi lo conosce, Diego era sempre sembrato un ragazzo tranquillo, forse troppo introverso e solitario. Al Tgr Veneto, una vicina di casa ha riferito di averlo incontrato nel pomeriggio e l'ha salutata da lontano con la mano come se nulla fosse.

In un post su Facebook il sindaco ha scritto: "Non è per me il momento dei giudizi, ma il momento del raccoglimento e della preghiera per ricordare Sergio e Lorena, due persone solari, gioviali, a cui non mancava mai un sorriso e una buona parola, due belle persone. Prego col il cuore anche per Diego, non perché io assolva il suo terribile gesto, ma perché colpendo i suoi genitori ha ucciso di fatto anche la sua giovane vita". Ora è emerso che per insistenza dei genitori, di recente aveva cominciato una psicoterapia. Ma il suo mondo interiore era illeggibile.