Lunedì 4 aprile 2022 la Cassazione ha condannato a 12 anni di reclusione Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro i due carabinieri responsabili della morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre del 2009 nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma in cui era ricoverato da quattro giorni dopo essere stato arrestato per possesso di droga.
La sentenza
Dopo quasi 13 anni e un primo processo conclusosi nel 2013 i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro hanno ricevuto la condanna definitiva da parte della Cassazione a 12 anni di reclusione con l’accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti di Stefano Cucchi, morto all’ospedale Sandro Pertini di Roma in cui era ricoverato.
Nel 2018 i due carabinieri erano stati accusati dal collega Francesco Tedesco che aveva affermato di essere presente quando Di Bernardo e D’Alessandro avevano iniziato a picchiare Cucchi dopo che il giovane si era rifiutato di farsi prendere le impronte digitali durante la notte del 15 aprile 2009 presso la caserma Appia di Roma. Durante il primo processo tre agenti della polizia penitenziaria erano stati assolti, ma le prove presentate durante il nuovo processo avevano confermato il violento pestaggio nei confronti di Cucchi. La Cassazione, inoltre, ha deciso che il processo di secondo grado nei confronti di Tedesco e del carabiniere Roberto Mandolini, accusati di aver falsificato il verbale d’arresto di Cucchi, dovrà essere celebrato nuovamente.
I due carabinieri si sono consegnati alla giustizia
Martedì notte i due carabinieri si sono costituiti per poi recarsi alla caserma Ezio Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, sede del carcere giudiziario, dove sconteranno la pena. Raffaele D'Alessandro ha affermato di essere amareggiato in quanto non si considera l'assassino di Stefano Cucchi, ma essendo un carabiniere "nell'animo", rispetta la decisione presa dalla Cassazione.
Le reazioni dei familiari di Stefano Cucchi
Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, si è battuta fin dalla morte del fratello per arrivare alla verità sugli eventi che hanno portato al decesso del geometra. In seguito alla sentenza della Cassazione ha detto: "A questo punto possiamo mettere la parola fine su questa prima parte del processo sull'omicidio di Stefano.
Possiamo dire che è stato ucciso di botte, che giustizia è stata fatta nei confronti di loro che ce l'hanno portato via. Devo ringraziare tante persone, il mio pensiero in questo momento va ai miei genitori che di tutto questo si sono ammalati e non possono essere con noi, va ai miei avvocati Fabio Anselmo e Stefano Maccioni e un grande grazie al dottor Giovanni Musarò che ci ha portato fin qui". La madre di Stefano, Rita Calore, ha commentato così la sentenza: "Finalmente è arrivata giustizia dopo tanti anni almeno nei confronti di chi ha picchiato Stefano causando la morte".