"Mentre la colpivo ero girata e non volevo guardare". Martina Patti, di 23 anni, ha ricordato così, davanti al Gip di Catania Daniela Monaco Crea, il momento in cui, lunedì 13 giugno, ha ucciso sua figlia Elena di 5 anni in un campo di Mascalucia. Il giudice, nell'ordinanza cautelare emessa, ha definito la giovane "madre lucida e calcolatrice". Domani, mercoledì 22 giugno, l'arcivescovo metropolita Luigi Renna celebrerà i funerali della piccola. Fotografi e giornalisti non saranno ammessi nella cattedrale di Catania. Le esequie, però, verranno trasmesse in diretta social.

La mamma di Elena lucida e calcolatrice

Nelle scorse ore, il giudice per le indagini preliminari ha depositato l'ordinanza cautelare in carcere emessa nei confronti di Martina Patti, attualmente indagata per l'omicidio - considerato premeditato e aggravato - e per l'occultamento del cadavere della figlia di 5 anni. Nelle 15 pagine che ricostruiscono il caso di Cronaca Nera, la Gip Monaco Crea ha spiegato che la 23enne, nonostante abbia tentato di far credere di aver agito priva di una piena consapevolezza, in realtà è una donna "lucida e calcolatrice" che - se non sottoposta a stato di fermo - potrebbe fuggire. Al momento del delitto, infatti, sarebbe stata nel pieno del sue facoltà mentali e si sarebbe trovata in condizione psichiche e fisiche idonee all'azione criminosa.

La madre, da quanto ricostruito, lunedì 13 giugno, intorno alle 13:00 è andata a prendere sua figlia Elena - con grande anticipo rispetto al normale orario d'uscita - alla scuola dell'infanzia di Tremestieri Etneo. Poi, dopo averla accompagnata nella loro casa di Mascalucia, l'ha portata - probabilmente facendole credere che avrebbero giocato - in un vicino campo.

Qui, l'ha accoltellata più volte (almeno undici, secondo il medico legale) e ha nascosto il suo corpo, già coperto da cinque sacchi dell'immondizia, in una buca. Infine, dopo un giro di telefonate ancora al vaglio degli investigatori, si è recata dai carabinieri e ha denunciato che tre uomini incappucciati e armati le avevano portato via la bimba.

Il suo racconto, ai militari, era subito parso poco credibile.

La mamma avrebbe colpito Elena senza guardare

Martina è attualmente detenuta nella sezione femminile del carcere di Catania. Davanti al giudice, nel corso dell'interrogatorio di garanzia, ha ammesso di aver portato Elena in un campo poco distante dalla loro abitazione di via Euclide e di averle fatto del male. "Non ricordo altro" ha aggiunto, precisando: "Quando l'ho colpita ero girata. Non volevo guardare". L'arma del delitto, presumibilmente un coltello, non è stata ancora ritrovata. In proposito la donna ha ammesso di avere con sé "una cosa lunga tipo un coltello", ma di non sapere né dove lo avesse preso, né perché lo avesse. La piccola Elena avrebbe avuto una morte violenta, non solo particolarmente cruenta, ma anche lenta.

"Non ricordo bene - ha dichiarato Martina - perché ero girata e non volevo guardare". "Uccidere un figlio in tenera età - ha scritto il Gip evidenziando la mancanza di pentimento della madre di Elena - oltre a integrare un delitto gravissimo, è un comportamento innaturale, riprovevole, ripugnante, eticamente immorale e disprezzabile, e per questo, per nulla accettabile in alcun contesto... indice di uno spiccato istinto criminale e di un elevato grado di pericolosità".