Il 24 settembre, alle 16.52 (ora italiana), è atterrato nel deserto dello Utah un pacco inviato dalla sonda Osiris-Rex della NASA, che contiene frammenti prelevati dall'asteroide Bennu. Il carico è stato rilasciato dalla sonda quando questa si trovava a una distanza di circa 100.000 chilometri sopra la Terra.

Questi campioni sono veri e propri fossili del sistema solare e possono rivelare importanti informazioni sull'origine del nostro sistema planetario. Gli esperti li chiamano "portatori di vita" perché contengono minerali a base di carbonio, elementi fondamentali per le molecole della vita, come evidenziato in sette studi pubblicati su Nature nel marzo scorso.

I frammenti di Bennu

I frammenti, arrivati sulla Terra attraverso la capsula rilasciata dalla sonda Osiris-Rex, rappresentano il terzo set di campioni prelevati da un asteroide e costituiscono i più grandi ad atterrare sul nostro pianeta dai tempi delle missioni Apollo sulla Luna. Questo successo segue i campioni precedentemente consegnati dalle missioni giapponesi Hayabusa 1 e 2 nel 2010 e nel 2020.

Gli esperti della NASA hanno descritto questi frammenti fossili come una sorta di "capsula del tempo". Questo perché provengono da un asteroide appartenente a una delle famiglie più primitive, le condriti carbonacee. Queste meteoriti sono di grande interesse scientifico perché rappresentano uno dei materiali più antichi e incontaminati conosciuti, con una composizione chimica che somiglia più di qualsiasi altra categoria di condriti alla nebulosa solare.

L'amministratore della NASA Bill Nelson ha commentato l'impresa affermando che "la NASA sta compiendo imprese straordinarie, e questa missione ne è la prova tangibile. Dimostra che non c'è nulla al di fuori della nostra portata".

Un successo anche italiano

L'Italia ha svolto un ruolo significativo in questa impresa grazie alla creazione di un sensore di assetto stellare.

Questo congegno è servito da bussola per la sonda, ed è stato prodotto da Leonardo.

La missione della sonda Osiris-Rex è iniziata con il lancio il 8 settembre 2016. Dopo essere entrata in orbita attorno all'asteroide Bennu nell'agosto 2018 ha impiegato due anni a raccogliere dati e misurare la superficie dell'asteroide. Nel 2020 è atterrata sull'asteroide per prelevare dal suolo i campioni che sono ora arrivati sulla Terra.

Il viaggio di ritorno è iniziato nel 2021 ed è durato oltre due anni, percorrendo una distanza di 101.000 chilometri. La sonda ha quindi rilasciato la capsula, che ha continuato autonomamente il suo percorso verso il deserto dello Utah, dove si trova la base Utah Test and Training Range del Ministero della Difesa degli Stati Uniti.

La fase di discesa è stata gestita attraverso l'apertura sequenziale di due paracadute, che hanno ridotto la velocità della capsula da circa 43.000 chilometri orari a soli 17 chilometri orari, garantendo un atterraggio sicuro e senza danni.

Il recupero

Il processo di recupero del "pacco" richiederà precauzioni particolari per prevenire qualsiasi forma di contaminazione proveniente dall'ambiente circostante, che potrebbe mettere a rischio le future analisi.

Questa fase non sarà avviata prima del 26 settembre, poiché è necessario dedicare del tempo per completare tutte le verifiche di sicurezza in una missione dall'alto valore, stimato oltre un miliardo di dollari.

La capsula contenente i campioni sarà successivamente trasportata via aerea fino a Houston, dove si trova il Johnson Space Center della NASA. Da questo punto, i campioni saranno distribuiti a vari centri di ricerca in tutto il mondo: il 70% di essi rimarrà presso i laboratori della NASA, mentre il 25% sarà condiviso tra vari ricercatori provenienti da 35 diversi centri di ricerca. Il 4% dei campioni sarà destinato all'Agenzia spaziale canadese e lo 0,5% a quella giapponese.