Il prossimo 5 marzo ci sarà l'udienza preliminare per un vigile fuori servizio che il 6 luglio di un anno fa nel centro di Milano aveva inseguito con la moto un ciclista di 56 anni. L'accusa è di lesioni e violenza privata per l'agente che dopo aver tamponato il ciclista tra le ingiurie avrebbe anche urlato: "Sono io la polizia".

L'inseguimento in corso Vittorio Emanuele

Il 5 marzo l'agente di polizia municipale che lo scorso luglio ha tamponato un ciclista comparirà davanti al giudice per l'udienza preliminare con l'accusa di lesioni e violenza privata.

La sua versione dei fatti non ha convinto il pm e ci sarà il processo per stabilire come sono andati davvero i fatti il 6 luglio scorso nel centralissimo corso Vittorio Emanuele, a Milano.

Secondo quanto dichiarato dal ciclista (un manager di 56 anni che si recava in ufficio) una moto gli avrebbe tagliato la strada in piazza san Babila, zona pedonale. A quel punto è scoppiato un battibecco tra i due che è terminato con un inseguimento in corso Vittorio Emanuele.

"Minacciava di farmela pagare", ha dichiarato la vittima affermato che una volta arrivato all'incrocio con via san Paolo il motociclista lo avrebbe tamponato volontariamente, facendolo sbalzare dalla bici. Sempre stando al racconto del manager, il vigile fuori servizio avrebbe chiesto i documenti e l'uomo ha affermato che li avrebbe dati alla polizia.

La versione del motociclista non ha convinto il pm

Sventolando il suo tesserino da vigile urbano, il motociclista avrebbe urlato "Sono io la polizia" e poco dopo sono arrivati quattro suoi colleghi. Il ciclista ha spiegato che al loro arrivo, i vigili hanno preso le difese del motociclista. La querela da parte del ciclista che ha riportato una frattura alla caviglia è partita subito.

Le indagini sono andate avanti e la versione del motociclista è ben diversa: secondo lui il manager sarebbe spuntato all'improvviso mentre lui avrebbe cercato di scansarlo. Dopo l'episodio il ciclista ha anche scritto al sindaco Beppe Sala raccontando di aver passato dei brutti momenti a causa di questo incidente. L'uomo ha voluto sottolineare che non ha mai preso una multa negli ultimi vent'anni e desidera che la verità venga fuori.

Il ciclista ha specificato di non avere nessuna voglia di essere coinvolto in una causa, ma la giustizia dovrà fare il suo corso per evitare che simili fatti accadano di nuovo.

Nel 2023 sono 197 i morti in bicicletta, emergenza senza fine

"I quasi duecento ciclisti morti nel 2023 sulle strade italiane sono lo specchio di una insicurezza che è presente soprattutto nelle città, dove un sempre maggior numero di piste ciclabili costruite dalle amministrazioni comunali a tutela degli utenti si scontra con la distrazione e l'alta velocità da parte di molti automobilisti" commenta Giordano Biserni, presidente dell'Associazione sostenitori della Polizia stradale. "È come se scomparisse il Giro d'Italia ogni anno".

I dati dell'Osservatorio Asaps-Sapidata, che non tengono conto dei feriti gravi che non riescono poi a sopravvivere, parlano chiaro: il mese peggiore è stato luglio, con 34 vittime. Le regioni più colpite sono state la Lombardia (39 decessi), l'Emilia Romagna (29) e il Veneto (22).