Una donna di 46 anni, originaria dell’Ecuador, è deceduta in seguito a un intervento di liposuzione effettuato a Roma domenica 8 giugno. La donna si sarebbe sentita male poco dopo essere stata operata nel pomeriggio in uno studio di medicina estetica in zona Primavalle. Dopo essere stata ricoverata in ospedale per un arresto cardiaco, la paziente è morta in serata. Sull’episodio la procura di Roma ha aperto un’indagine per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati il chirurgo, l’anestetista e l’infermiera ai quali la donna si era affidata per la liposuzione.

L’ambulatorio in cui è avvenuto l’intervento è stato posto sotto sequestro, così come le cartelle cliniche della 46enne. Le indagini, coordinate dal pm Sergio Colaiocco e affidate agli agenti di polizia, mirano a ricostruire quanto accaduto, cercando di individuare eventuali irregolarità nelle procedure e le responsabilità dei tre indagati.

La ricostruzione degl'inquirenti: il malore e la corsa in ospedale dopo alcune ore

Quanto è accaduto è ancora da accertare. A quanto pare, l’intervento di liposuzione era stato programmato da tempo. Nel corso dell’operazione, effettuata nello studio medico, la paziente avrebbe incominciato a non sentirsi bene, perdendo conoscenza per uno stato di shock associato a ipotensione.

Secondo quanto riporta Fanage.it, il chirurgo, l’anestetista e l’infermiera, una volta accortisi che il quadro clinico della donna stava peggiorando, avrebbero provato a rianimarla, senza allertare i soccorsi. Solo dopo molto tempo avrebbero chiamato un’ambulanza privata con un medico a bordo, evitando di rivolgersi al 112. La paziente è quindi stata trasportata in condizioni critiche al pronto soccorso del Policlinico Umberto I: nonostante tutti gli sforzi del personale medico, verso le 20 è stato dichiarato il decesso della donna.

L’ambulatorio dove è avvenuta la liposuzione non aveva l’autorizzazione

Il medico indagato pubblicizzava sui social la propria attività, assicurando di offrire il miglior prezzo del mercato italiano, senza però trascurare la qualità e la sicurezza durante gli interventi.

Invece si è scoperto che lo studio medico, situato in un comune appartamento, nel quale è avvenuta la liposuzione non aveva più nessuna autorizzazione a operare da 13 anni: infatti l’ultimo via libera, valido per cinque anni, era stato concesso nel 2007. Inoltre, gli inquirenti hanno scoperto che il chirurgo era già stato denunciato nel 2006 e nel 2018 per lesioni da due pazienti che si erano sottoposte a interventi di chirurgia estetica.

Ci sono stati diversi casi simili a Roma negli ultimi mesi

Negli ultimi tempi a Roma diverse persone si sono sentite male e sono decedute in seguito a interventi di medicina estetica, spesso eseguiti in strutture private finite sotto l’attenzione dei Nas. Nel novembre 2024 una ragazza di 22 anni è morta dopo un intervento di rinoplastica effettuato in uno studio all’Eur, mentre a marzo una 62enne è spirata in seguito alle complicazioni per una liposuzione eseguita in un ambulatorio di Cinecittà.

Sul caso è intervenuto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli, che ha reclamato l’approvazione di norme che limitino l’attività di chirurgo estetico solo a chi ne abbia i titoli per tutelare la salute dei pazienti. “Si devono definire i percorsi formativi che portano a sviluppare le competenze e avere elenchi da custodire negli Ordini sulla base di questi percorsi – ha spiegato Anelli – i cittadini devono sapere che chi ci mette le ‘mani addosso’ è formato per farlo al meglio”.