Visibilmente scossa: “Piango per Cinzia, non per lui”. Nicolina Giagheddu trattiene a stento le lacrime, con lo sguardo perso nel vuoto all’ingresso della tenuta di Conca Entosa. È la madre di Emanuele Ragnedda, il figlio che ha confessato di aver ucciso Cinzia Pinna, 33enne di Castelsardo, uccisa con diversi colpi di pistola, secondo gli inquirenti. La donna si è presentata nella tenuta di Conca Entosa, a Palau, dove – secondo gli inquirenti – la notte dell’11 settembre si sarebbe consumato l'omicidio. Ha dichiarato Nicolina Giagheddu: “Conca Entosa è sempre stato il mio cuore – assicura – era la tenuta di mio padre.
L’ho affidata a mio figlio Emanuele, forse il più grande errore della mia vita. Sicuramente in questo ho sbagliato. Purtroppo”. La madre di Emanuele aggiunge: “Tempo fa un bimbo autistico è venuto a visitare Conca Entosa con i genitori. Mi guardò in faccia e mi chiese: ‘Questo è il paradiso?’ Gli risposi: ‘Pensi che sia il paradiso?’ Mi disse di sì. Mi piange il cuore, perché mio figlio l’ha trasformato in un inferno. Ed è proprio per questo che anche lui merita l’inferno”. La donna pensa anche al dolore della famiglia Pinna: “Piango per la famiglia di Cinzia – assicura – Cinzia, perdonami per non averti salvato. Non ti conoscevo, ma conosco mio figlio. Per lui non ci sono parole”.
Parla anche il padre di Ragnedda
“Spero soltanto che mio figlio sia collaborativo. Voglio solo sapere se stia dicendo la verità. Questo fatto ha sconvolto la nostra famiglia. Siamo brave persone”. A parlare è Mario Ragnedda, padre di Emanuele, in carcere per aver ucciso Cinzia Pinna nella tenuta di famiglia a Conca Entosa, nel comune di Palau. ha detto Commosso, l’uomo racconta: “Questa storia ha dell’incredibile – dice – per me è morta una mia figlia. Un dolore grande che non si può sopportare. Condanno mio figlio – assicura – lui dice di essere un sopravvissuto. E da padre devo ascoltarlo e guardarlo negli occhi. Non posso fare altro. Lui è sangue del mio sangue. Mia moglie è sconvolta, non si dà pace”.
Il padre di Emanuele non riesce a darsi una spiegazione di ciò che è accaduto: “Noi siamo una famiglia onesta – racconta – tutto quello che abbiamo è frutto del nostro lavoro. Mio figlio Emanuele – assicura – è stato cresciuto sempre con sani principi. Non ho idea di cosa possa essere successo nella sua testa. Non riesco a capacitarmene”. Mario Ragnedda è andato a trovare il figlio in carcere: “È seriamente pentito per quello che è successo – assicura – il suo pensiero e il mio vanno continuamente a lei, alla povera Cinzia. Abbiamo pianto insieme”.