A undici giorni dal clamoroso furto di gioielli al museo del Louvre, a Parigi, l’inchiesta registra un nuovo sviluppo. Cinque persone sono state fermate nella capitale e nella vicina Seine-Saint-Denis, una delle banlieue più sorvegliate di Francia. Tra loro figura uno dei principali sospettati, già da tempo nel mirino degli inquirenti. A comunicarlo è stata la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau. “Uno di loro era effettivamente uno degli obiettivi degli inquirenti, lo avevamo nel mirino”, ha dichiarato, precisando che le indagini proseguono su più fronti.
Secondo quanto riferito, l’uomo sarebbe collegato alla rapina tramite “tracce di Dna” riconducibili a lui e considerate compatibili con il furto. Al momento, tuttavia, i gioielli sottratti – dal valore stimato di 88 milioni di euro – non sono ancora stati recuperati.
Il colpo al cuore di Parigi
Undici giorni dopo il furto lampo di gioielli nella Galerie d’Apollon del Louvre, l’inchiesta prosegue con nuovi sviluppi. Un commando di quattro persone, entrato in pieno giorno con l’ausilio di un mezzo dotato di scala e di utensili da taglio, ha sottratto otto pezzi di alta gioielleria per un valore stimato di 88 milioni di euro, riuscendo poi ad allontanarsi (anche su scooter) in pochi minuti. Le prime due persone arrestate il 25 ottobre sono state formalmente incriminate il 29 ottobre; le nuove operazioni di polizia tra Parigi e Seine-Saint-Denis ampliano il perimetro investigativo.
Gli inquirenti incrociano videosorveglianza, tracciamenti e tracce di Dna per risalire alla rete e alla refurtiva, che potrebbe già essere stata trasferita all’estero
Il sospetto principale e la rete delle complicità
Secondo quanto riferito da Le Parisien, l’uomo indicato dalla procuratrice sarebbe tra i due sospettati che – all’atto della rapina – erano alla guida degli scooter utilizzati per la fuga. Identificato grazie a tracce di Dna collegate a materiali lasciati nei pressi del museo, era già sotto sorveglianza degli inquirenti. Nel corso dei pedinamenti avviati nei suoi confronti, le forze dell’ordine hanno proceduto anche al fermo di ulteriori quattro persone.
Queste nuove persone, spiega la procuratrice Beccuau, “potrebbero fornirci informazioni sullo svolgimento dei fatti”.
Gli inquirenti ritengono infatti che possano aver avuto un ruolo logistico o di copertura, aiutando la banda nella pianificazione o nella successiva dispersione della refurtiva.
Indagini a ritmo serrato
L’inchiesta, seguita direttamente dal Parquet di Parigi, si muove con la massima riservatezza. La polizia giudiziaria sta valutando l’ipotesi che dietro al colpo al Louvre si celi un’organizzazione strutturata, specializzata in rapine d’arte o di lusso, e non esclude che la rete possa essere attiva anche oltre i confini francesi.
Il valore dei gioielli rubati – tra diamanti, pietre rare e pezzi storici dell’ultima monarchia francese – è stimato intorno agli 88 milioni di euro. Ma il danno d’immagine per il museo, visitato ogni anno da milioni di turisti, e per la Francia, va ben oltre.
Il Louvre, simbolo internazionale di cultura e sicurezza, ora si trova sotto scrutinio per le falle nei protocolli di sorveglianza, soprattutto lungo la facciata lato Senna dove è stato commesso il furto.
L’arresto dei primi due sospetti ha riacceso l’attenzione dei media francesi e internazionali. L’opinione pubblica si interroga su come sia stato possibile violare un luogo-simbolo con tale rapidità e precisione, e su dove possano finire i gioielli — alcuni esperti ritengono che possano già essere stati smontati e destinati a un mercato nero internazionale.
"È un’indagine complessa", ha affermato la procuratrice Laure Beccuau, "ma i primi fermi rappresentano un progresso importante". Per ora, i gioielli del Louvre restano un mistero — ma la rete investigativa intorno ai ladri non fa che stringersi, passo dopo passo, Dna dopo Dna.