Il mondo tennis italiano e internazionale piange la scomparsa di Nicola Pietrangeli. A 92 anni si spegne un mito dello sport, capace di aprire l'epoca d'oro della racchetta azzurra. Icona di eleganza e protagonista di tante vittorie, ottenute soprattutto sulla terra battuta.

La carriera, dalla Davis al Roland Garros

Nato a Tunisi nel 1933, il suo talento viene subito riconosciuto da tutto il movimento e gli vale a soli 20 anni la prima chiamata in azzurro nella Coppa Devis del 1954. Non un passaggio fugace, ma l'inizio di una lunga storia d'amore.

Con la maglia della Nazionale disputa 160 partite vincendo tra doppio e singolare ben 130 incontri.

Sotto rete è un asso soprattutto nella stagione della terra rossa, il suo tennis tecnico ed elegante si adatta perfettamente al terreno lento e così porta in Italia per la prima volta uno Slam vincendo nel 1959 il Roland Garros, impresa che ripete anche l'anno dopo. Sono i due più importanti tornei dei 48 totali vinti in carriera con il doppio trionfo anche agli Internazionali d'Italia.

Leader e capitano, Pietrangeli oltre le vittorie

Conclusa la carriera agonistica non lascia il mondo del tennis, anzi viene scelto dalla Nazionale come capitano non giocatore. Anche in quel ruolo Pietrangeli brilla e trascina l'Italia di Panatta alla vittoria della prima storica Coppa Davis in Cile nel 1976.

La carriera straordinaria gli vale l'inserimento nella Hall Of Fame del tennis mondiale, riconoscimento che ancora oggi nessun italiano è mai riuscito a conquistare oltre a lui.

Oggi se ne va Nicola Pietrangeli e il tennis italiano è un po' più povero, l'attuale periodo del movimento della racchetta italiana non è mai stato così prolifico e ricco e forse un po' di merito va anche al maestro Pietrangeli che ha aperto la strada a tanti campioni di ieri e di oggi.

Le reazioni del mondo del tennis

Il Roland Garros ha salutato Pietrangeli con un post su X: "Mancherà molto al mondo del tennis", a ricordarlo è stato anche il presidente della FITP Angelo Binaghi: "Il tennis italiano perde il suo simbolo più grande, non è stato solo un campione, ma è stato il primo a insegnarci cosa volesse dire vincere davvero".

Sono le prime reazioni per l'addio ad uno sportivo che è stato simbolo per un'intera generazione, negli ultimi anni aveva più volte espresso il suo pensiero anche sul numero due del mondo Jannik Sinner, a volte bacchettandolo, ma sempre esaltando il talento di quello che oggi è il miglior tennista italiano e forse suo degno erede.