Sulle circostanze della morte di Robin Williams si è parlato fin troppo: la depressione, la droga, l'alcol, i debiti, il Parkinson. Sia quel che sia, mi soffermerei di più su ciò che è stato ed ha rappresentato in vita. Resto dell'idea che attori si nasce non si diventa e di veri, in circolazione, ce ne sono sempre meno. Vediamo sempre più belloni e bellone di turno: ma quali reali capacità di recitazione hanno? Il fuoriclasse, il cavallo di razza, lo si riconosce immediatamente. Il grande attore non ha bisogno di sforzarsi per recitare, gli viene tutto naturale perchè ha qualcosa in più dentro, nel dna. Con la scomparsa di Robin Williams si è perso uno dei pochi talenti del Cinema mondiale ancora rimasti. Si fece conoscere grazie alla serie tv "Mork & Mindy", tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80, dove interpretava un alieno, Mork. In realtà in una puntata di "Happy Days" dal titolo "Fantascienza anche per Fonzie" il personaggio di Mork comparve per la prima volta sul piccolo schermo. Da lì venne poi creata la serie autonoma "Mork & Mindy" che si rivelò di grande successo anche in Italia (con il doppiaggio di R.Williams effettuato dal grande Oreste Lionello nelle prime due stagioni). Da lì il salto di qualità sul grande schermo interpretando una miriade di personaggi diversi tra loro. Attore tendente essenzialmente al comico ma estremamente poliedrico era capace di ricoprire magistralmente anche ruoli drammatici: lo ricordiamo infatti nella parte del serial killer in Insomnia al fianco del mostro sacro Al Pacino e nel film d'azione del 2004 "The final cut" con Jim Caviezel (La passione di Cristo). Molte le sue interpretazioni di successo, da quella indimenticabile del professore in "L'attimo fuggente" a "Mrs. Doubtfire", dove vestito da donna cercava di riconquistare l'affetto della famiglia. Ogni volta un personaggio diverso, mai volgare, reso unico dalla sua immensa classe. Non sono da meno la parte del medico in "Risvegli", film drammatico del 1990 accanto a Robert De Niro e poi "La leggenda del Re pescatore", girato con Jeff Bridges, "L'uomo bicentenario", "Hook, Capitan Uncino" (con Julia Roberts). Ma fu con "Will Hunting", Genio Ribelle, che vinse l'oscar 1998 come miglior attore non protagonista. Nel ruolo principale figurava infatti Matt Damon, ragazzo prodigio e autodidatta capace di risolvere ostici calcoli matematici ma, allo stesso tempo, penalizzato da serie difficoltà nei rapporti interpersonali. Nel cast compariva anche Ben Affleck co-autore insieme allo stesso Damon della sceneggiatura originale del film vincitrice dell'oscar 1998.