Uno scrittore popolare nella sua Bibbiena, incontrato nella località toscana immersa nelle foreste casentinesi della provincia di Arezzo. Parla e scrive di panico Marco Roselli, che nei giorni scorsi ha presentato la nuova edizione del romanzo "Fratello Panico - Psicopatologia della vita quotidiana", pubblicato da Edizioni Helicon.

Un piccolo borgo, un luogo incantato immerso in foreste secolari, vicino al santuario della Verna, in una scintillante spiritualità, accesa nella sala consiliare del comune aretino, dal palpabile interesse di amici e familiari accorsi per ascoltare la voce di chi ha vissuto l'attacco di panico.

Ancora avvolta dal tabù, la società ultratecnologica tentenna nel parlare di disagio psichico, con la scrittura lo denuncia invece Marco Roselli nel suo romanzo autobiografico, cronaca della giovinezza fino alla descrizione del primo attacco, un indelebile ricordo e capitolo fondamentale della sua esistenza.

Un diario raccontato dal paziente con la prefazione dello psichiatra curante dell'autore, dr. Alessandro Bandecchi, che prende la parola presentando l'attacco di panico nella storia del linguaggio, che si è sbizzarrita nel nominarlo: nevrosi cardiaca, nevrosi d'angoscia, sindrome d'estraniamento, sindrome di Stendhal fino al contemporaneo attacco di panico. Aneddoti e personaggi popolari dipingono la serata in maniera giocosa, le parole di Bandecchi, presentano il disagio psichico nella sua visione tragicomica e nella sua manifestazione artistica con la scenografia sullo sfondo della pittura di Van Gogh, Fussli e Durer.


Una forma ancestrale di paura, l'attacco di panico ne è la forma spiccata, lo strumento di difesa, panico incontrollato determinato da un evento traumatico.

Una caduta nell'interiorità, perseguita da un mondo da ricomporre giorno per giorno.

Fratello perché compagno di vita, medicina e veleno, si manifesta nella giovinezza di Marco, dopo la morte del padre, figura che rappresenta la forza si rivela nella sua fragilità di uomo, costringendo alla riflessione inconsapevole il figlio.

Accadimento come un "faro nella nebbia" sulla fragilità dell'esistenza e sul ruolo di padre. Marco accoglie la sofferenza, la corazza che lo spoglia e protegge attraverso la parola scritta.


Frammenti di interiorità si trovano in una nuova consapevolezza religiosa, che accompagna una "vita nova", nell'abbandono del feticismo degli oggetti, la liberazione dall'ansia del consumismo.

Autentico viaggio di ricerca, con interminabili distese di ghiaccio come palcoscenico. 
Un romanzo dedicato alla ricerca di un'interiorità nascosta, all'autoanalisi che propone l'arte nella sua natura più autentica che si rinnova nel progetto della scrittura, nell'incessante liberazione dal passato ritrovato nella profondità del vissuto e del ricordo, il romanzo di una vita visto da un altro se, un altro io. Perché "per entrare in un bosco bisogna essere liberi".


L'autore, nato a Bibbiena nell'anno 1965, nella vallata del Casentino, lavora attualmente alla Coldiretti di Arezzo, dove opera in qualità di consulente agrario e responsabile della formazione professionale.


Le altre pubblicazioni di Marco Roselli sono: "Le quattro rune" (2011) e il romanzo inedito "Il badante".