La mostra"El Greco in Italia: metamorfosi di un genio", in corso a Treviso, alla Casa dei Carraresi, fino al 10 aprile 2016, si pone come un'anteprima assoluta. Si tratta infatti della prima esposizione interamente dedicata alle opere della giovinezza dell'artista greco (il cui vero nome è Dominikos Theotokopoulos), dipinte per la maggior parte durante gli anni della permanenza in Italia.

Dopo la formazione e l'apprendistato in patria, a Creta, El Greco visse in Italia per dieci anni, dal 1567 al 1577, anno in cui si trasferì in Spagna, a Toledo, dove rimase fino alla morte e raggiunse la completa maturità artistica e la fama.

Dal 1567 al 1570 fu a Venezia, successivamente andò a Roma, dove si inserì nell'ambiente culturale gravitante intorno al cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III). La mostra di Treviso si focalizza proprio su questo periodo, meno famoso e celebrato rispetto a quello spagnolo, ma assolutamente cruciale per la definizione dello stile dell'artista.

El Greco è considerato da molti il pittore più innovativo, originale e moderno del Rinascimento, non a caso fonte di ispirazione per le più importanti correnti artistiche del XX secolo, e per artisti quali Cezanne, Chagall, Bacon, Pollock e, soprattutto, Pablo Picasso. La genialità, il talento e la spiccata personalità lo portarono a definire uno stile del tutto peculiare, non inquadrabile in alcuna delle correnti ufficiali e più famose del Rinascimento.

La rivoluzione da lui compiuta sta nella creazione di un compendio fra Arte orientale ed occidentale, nell'aver messo insieme quanto appreso nei primi anni della formazione in patria con gli elementi più significativi della pittura rinascimentale, studiata approfonditamente durante gli anni italiani.

El Greco nasce come pittore di icone, in quanto le scuole cretesi erano ancora fortemente legate alla tradizione bizantina.

Il soggetto religioso rimarrà sempre centrale nelle sue opere, ma verrà rielaborato in chiave più realistica, sostituendo alla tipica ieraticità della pittura orientale volti e corpi pienamente umani, pervasi di emozioni e spesso di drammaticità. L'evoluzione della sua arte sarà resa possibile soprattutto dall'apprendimento e dall'utilizzo degli elementi stilistici tipici dei grandi artisti italiani rinascimentali (alcuni dei quali forse frequentò direttamente), quali Tiziano, Tintoretto, Jacopo Bassano, Correggio, Parmigianino, Michelangelo.

In questo contesto vennero a delinearsi i caratteri formali distintivi della pittura di El Greco, quali i colori caldi e brillanti, l'uso della luce, la rappresentazione delle figure umane quasi come fiamme, allungate e sinuose.

Alcune delle opere presenti in mostra sono esposte al grande pubblico per la prima volta; "San Demetrio", risalente al periodo antecedente l'arrivo in Italia, " Maddalena penitente", proveniente da Budapest, "Sacra Famiglia", appartenente ad una collezione privata. Di grande importanza per la ricostruzione del periodo italiano di El Greco, e solo di recente a lui attribuita, è la piccola pala d'altare detta "Trittico di Modena". Sono presenti anche numerosi ritratti (uno dei punti di forza del pittore) e quattro crocifissioni, tema in cui è presente l'influsso di Michelangelo.

L'esposizione si conclude con un'altra anteprima mondiale: uno dei due cartoni preparatori per la riproduzione su arazzo della celeberrima opera di Picasso "Les Demoiselles d'Avignon". Si tratta del dipinto considerato il manifesto del Cubismo, e Picasso ne trasse l'ispirazione dopo aver ammirato "Apertura del quinto sigillo dell'Apocalisse" di El Greco. Ciò dimostra come l'opera del visionario pittore rinascimentale sia stata cruciale per molti artisti moderni, a coronamento di una rivalutazione della sua pittura iniziata solamente nel XIX secolo, a fronte, invece, della mancata comprensione e talvolta dell'ostilità riservatagli dai suoi contemporanei.