Chiunque abbia accesso ai mezzi di comunicazione (che siano radio, tv, Internet o i giornali) non ha potuto lasciarsi sfuggire la polemica tutta nostrana, che ha investito il noto franchise di Kung Fu Panda, accusato di passare in maniera delicata messaggi a favore di una tanto improbabile quanto inesistente ideologia gender. “Per quale motivo?”, si chiederà lo spettatore. Perché il panda Po, orfano dei genitori a causa di un terribile massacro, mostrato nel secondo film della serie, e cresciuto da un solerte padre oca, sta per incontrare nuovamente il suo padre naturale.
Tutto accade mentre un temibile nemico tornato dal passato minaccia l’intera Valle della Pace.
La trama in breve
Kung Fu Panda 2 si era chiuso con un’inquadratura che preannunciava nuovi risvolti: Li Shan aveva presagito la presenza del figlio a lungo perduto. È così che lo ritroviamo all’inizio del terzo film, alla ricerca di Po. Per il nostro panda, tuttavia, le sfide non sono ancora finite. Maestro Shifu ha infatti deciso di cedergli il titolo di Maestro e affidargli il difficile compito di insegnare ai suoi amici, ma ora anche allievi, tutto ciò che può sul kung fu. L’esperimento si rivela un disastro ma Shifu esorta Po a non mollare: solo chi intraprende nuove strade, per quanto incorra nel fallimento iniziale, può continuare a crescere invece di restare uguale a se stesso.
Intanto il fortissimo e minaccioso guerriero Kai, rubando il chi di Maestro Oogway, riesce a tornare dal Mondo degli Spiriti sulla Terra e decide di dare la caccia a tutti i guerrieri che hanno ereditato le tecniche del kung fu, assorbendo il loro chi per diventare il guerriero più forte di tutti. Così quando Po ritrova finalmente suo padre, Li Shan promette di insegnargli a padroneggiare il chi per battere il suo avversario e salvare la Valle, a condizione di seguirlo nel luogo segreto in cui si sono rifugiati i panda.
Il signor Ping, però, non ha alcun intenzione di lasciare solo l’amato figlio adottivo, che ha tenuto con sé per più di vent’anni.
Storia di un panda che mette d’accordo passato e presente
I difensori dei principi morali si rilassino: non c’è alcuna liason inter-specie fra i due padri del panda Po, solo un’alleanza d’intenti fra due genitori che vogliono bene al proprio figlio, sia che quel figlio sia sangue del loro sangue, sia che quel figlio lo abbiano cresciuto, dandogli tutto l’affetto di cui aveva bisogno giorno dopo giorno.
Po, in fondo, è solo un panda che ha avuto la fortuna – nella sfortuna di aver perso la madre ed essere stato strappato alla sua terra d’origine in tenerissima età – di essere accolto da un padre adottivo, che lo ha amato, ed essere cercato da un padre naturale, che non si è mai rassegnato alla sua scomparsa.
Tutto il resto in Kung Fu Panda 3 è divertimento assicurato fra teneri panda che imparano a combattere a modo loro, spettacolari e coloratissime battaglie e la ricerca di un nuovo potere, che si potrà imparare a usare e padroneggiare solo unendo le forze. Se nel mezzo c’è una famiglia nient’affatto tradizionale, poco importa. La vera vittoria, per Po, non sta tanto nel diventare un potente guerriero dragone, quanto nel ritrovarsi circondato dall’affetto di chi tiene a lui. È quello, in fondo, il significato di una vera famiglia.