Simbolo di grande coraggio, esempio di riscatto sociale. C'è chi lo ha definito "incarnazione del sogno americano", altri semplicemente un intenso omaggio ai miti della boxe. Una generazione è cresciuta con lui, ha imparato a memoria ogni sequenza e si esalta ancora oggi quando ascolta la colonna sonora di Bill Conti. Rocky Balboa compie 40 anni, tanti ne sono passati da quel novembre 1976 quando fece il suo debutto al Cinema il primo capitolo della saga diretto da John G. Avildsen. Fu un trionfo al botteghino: "Rocky", realizzato in meno di un mese e costato poco più di un milione di dollari, ne incassò 225.

Sylvester Stallone divenne un divo conosciuto in tutto il mondo.

Le origini di Rocky

Pensi al Rocky cinematografico e ti vengono subito in mente due omonimi pugili italoamericani, Rocky Marciano e Rocky Graziano (che venne portato al cinema da Paul Newman nel 1956). Guardi la sua parabola di pugile in declino che combatte il match della vita per il titolo mondiale ed è normale rivedere Jim Braddock (interpretato nel 2005 da Russel Crowe). Il pugile che ha ispirato Stallone è invece Chuck Wepner, una delle tante "speranze bianche" del XX secolo che nel 1975 combattè per il titolo dei pesi massimi e fece tremare Muhammad Alì prima di andare al tappeto all'ultima ripresa. Stallone vide l'incontro in un cinema di Los Angeles e rimase folgorato.

Rocky Balboa nasce quel giorno, il suo futuro interprete si mette a scrivere la sceneggiatura e trasforma il rude Wepner in un pugile italoamericano non più giovanissimo che sarà il protagonista della saga cinematografica sportiva più celebre e fortunata di sempre. Stallone inizia a proporre la sceneggiatura ad alcuni produttori ma ad una condizione, dovrà essere lui ad interpretare Rocky.

Il soggetto piace ad Irwin Winkler e Robert Chartoff, il film uscirà il 21 novembre 1976 ed oltre a sbancare nelle sale, trionferà anche nella Notte degli Oscar, vincendo tre statuette tra cui quella per il miglior film e la miglior regia.

La saga

"Rocky" avrà cinque sequel ed uno spin-off. Dopo aver fatto tremare il campione del mondo, Apollo Creed (Carl Weathers), nella seconda pellicola (1979) sarà riproposta la grande sfida e stavolta Balboa vincerà il titolo.

Negli altri film, sebbene l'asse portante rimanga la boxe, il protagonista si muoverà su diversi sfondi: sarà il campione "imborghesito" del terzo capitolo (1982) che andrà alla ricerca di sé stesso e ritroverà la grinta di un tempo, riconquistando quel mondiale che gli era stato strappato. Nel quarto Rocky (1985) c'è la grande sfida con il pugile sovietico Ivan Drago e la trama affronterà i temi della guerra fredda. I tre film citati sono stati diretti personalmente da Sylvester Stallone, con "Rocky V" del 1990 invece torna alla regia John G. Avildsen e la trama sarà diversa dai precedenti. Rocky appenderà i guantoni al chiodo e, a causa di dissennate scelte economiche, si ritroverà povero e con il problema di un rapporto conflittuale con il figlio.

Nel sesto ed ultimo sequel (2006), diretto nuovamente da Stallone, c'è il ritorno sul ring del vecchio campione per un'esibizione con il detentore del titolo che si trasformerà in un'autentica lezione di vita per il giovane avversario. Una vicenda che rispecchia un pò la boxe di oggi, mediocre ed involuta rispetto a quella degli anni passati. Lo spin off, uscito l'anno scorso, è "Creed-Nato per combattere". Il protagonista è Michael B. Jordan che interpreta il figlio illegittimo di Apollo Creed, il grande avversario di Rocky dei tempi d'oro. "Creed" ha fruttato a Stallone il primo Golden Globe della sua carriera come miglior attore non protagonista. "Devo tutto a Rocky Balboa - disse l'attore nella circostanza - il mio mio amico immaginario ed anche il mio miglior amico". Un amico che ha raggiunto gli 'anta' ma non li dimostra, a giudicare dallo share dei suoi film tutte le volte che vengono trasmessi in TV.