L'internazionale Museo Egizio di Torino va in convento e sceglie i frati Crociferi di Catania. A prima vista appare una decisione avventata come quella di dedicare una sala a Giulio Regeni, appena ucciso, un anno fa, in Egitto. Quella era stata una discutibile decisione collegiale (una settimuna fa la mobilitazione nazionale di Amnesty International). Questa si può far risalire alla formazione della presidente della Fondazione Museo Egizio, Evelina Christillin, che si è laureata in storia dell'assistenza ospedaliera.

In Sicilia sanno bene chi erano i Crociferi, ordine religioso medievale dedito all'assistenza dei poveri e dei viandanti.

Ora molto attuali con l'emergenza migranti. L'Unesco sta poi valorizzando il passato arabo-normanno dell'isola che segue l'ellenizzazione con molti scambi culturali nel Mediteranneo. I reperti egizi così acquisiti in loco andranno a comporre il percorso museale del convento di Catania insieme con le collezioni egizie, custodite all'Accademia delle Scienze fin dall'Ottocento, quando l'architetto Giuseppe Talucchi ha progettato l'attuale sede del Museo Egizio.

Piemonte e Sicilia

Anche il giovane direttore Christian Greco sa che per un anno, a inizio Settecento, la Sicilia fu sotto il dominio sabaudo per poi malauguratamente passare all'Austria per questioni di Politica internazionale. Al Regno Sabaudo andò la ben più arida Sardegna che non era ancora un luogo turistico.

Invece la Sicilia, posta al centro del Mediterraneo, è sempre stata un crocevia archeologico. Basti pensare alla Magna Grecia.

L'accordo Torino-Catania, detta anche la Milano del Sud, segue la positiva collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici di Pompei e il Museo Archeologico di Napoli che ha dato luogo alla mostra itinerante Il Nilo a Pompei.

Secondo la Soprintendente torinese Luisa Papotti: "L'iniziativa veicola un modello culturale e gestionale di successo".

Come lo veicola Settimo Torinese, candidata a città della cultura 2018 e battuta al fotofinish dalla Palermo del Gattopardo, secondo il post su Facebook delll'assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi.

Da Visconti a Pasolini

È stato il ministro alla cultura Dario Franceschini a proclamare a Roma la città di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, sfortunato autore de' Il Gattopardo, vincente anche su Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Recanati e Trento. Il premio non era per le città artisticamente più belle o più forti, ma per quelle che hanno saputo progettare e trasformare la cultura in innovazione e cittadinanza, come ha detto il presidente della commissione del Mibact, Stefano Baia Curioni.

Ora Palermo, dove pure esiste via dei Crociferi, può prendere a modello Torino per incentivare il Turismo ai propri monumenti, partendo dal web, secondo la ricetta della Christillin, presidente dell'Enit.

Può raggiungere la Matera del Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, capitale della cultura europea 2018.

Lo ha già fatto il suo sindaco Leoluca Orlando sbandierando la Carta di Palermo, in favore dell'accoglienza anche turistica da Berlino a New York. Del resto anche da Il Gattopardo, Luchino Visconti ha tratto un film con Alain Delon e Claudia Cardinale. Settimo Torinese può comunque dirsi soddisfatta di essere entrata nella short list delle candidate alla vittoria finale, perché era sempre stata considerata un città operaia o peggio, una città dormitorio. E anch'essa da un paio d'anni ha allestito un grande campo accoglienza profughi, in rivolta a Cona in provincia di Venezia.