Antonio Del Donno (classe 1927) e Fabio Ferrone Viola (classe 1966) dialogano e si confrontano all’interno della mostra OPEN, Generazioni a confronto, a cura di Paola Valori e visitabile dal 25 al 29 maggio nelle sale dello Spazio Cerere, in via degli Ausoni 3 di Roma, all'interno del progetto di Micro Arti Visive.
Risulta denso di significati l’accostamento tra i due: il primo, dalla piccola città di Benevento, sin dagli anni Cinquanta ha promosso una poetica artista connotata da un netto rifiuto del figurativo a favore di una grammatica del segno, del colore e della riflessione spontanea.
Il secondo, nato a Roma quasi quarant’anni dopo, strizzando l’occhio all’arte americana si è appropriato di un linguaggio pop e di una tecnica dadaista senza abbandonare l’importanza del messaggio, del contenuto da diffondere tramite le proprie opere. Del Donno e Ferrone Viola hanno percorso un tragitto comune, seppure in tempi diversi, di ripensamento totale del materiale artistico offerto dalla tradizione novecentesca per dare il via ad una ri-generata visione del panorama contemporaneo italiano.
Generazioni a confronto ma non solo
Lo scambio tra i due non si interrompe nella vision in comune ma prosegue sul campo della mission, intesa come strategia comunicativa volta alla valutazione critica di fenomeni della società moderna, quali il consumo, i rifiuti, i “relitti” urbani, sia reali che metaforici.
Il perno intorno al quale ruotano e si inseriscono le attività dei due artisti è il concetto di esasperazione delle tematiche contestuali alla rispettiva fase storia di appartenenza. Se Del Donno negli anni della contestazione, dei referendum e delle riforme guardava agli ultimi, agli emarginati, agli ingannati da una mentalità piccolo-borghese tutta italiana, Ferrone Viola si chiede, invece, quali siano i limiti del progresso industriale e su quale destino spetti a tutto ciò viene classificato come obsoleto.
Del Donno e Ferrone Viola ci invitano ad essere attivi e critici
Quantomeno da un punto di vista intellettuale, senza tuttavia dimenticare l’immediatezza di un codice che per essere compreso deve necessariamente evitare il vuoto intellettualismo. Medium e tecniche diverse adoperate dai due artisti non intaccano il comune sentire, né la dimensione personale e pubblica.
Decennio dopo decennio, il Novecento espresso dai due artisti italiani si presenta come un panorama eterogeneo e multiforme, sul quale si stagliano nettamente le tematiche più urgenti, i conflitti cruciali di un’epoca non ancora definitivamente chiusa.
30 opere a confronto
Il racconto artistico di Del Donno e Ferrone Viola, lungo e caratterizzato da svariate esperienze internazionali, viene sintetizzato e svelato al pubblico di Roma attraverso 30 opere selezionate dalla curatrice della mostra Paola Valori, Alberto Molinari (responsabile scientifico dell’Archivio Del Donno) e dallo stesso Ferrone Viola. Fino al 29 maggio sarà dunque possibile ammirare, radunati in un unico luogo (Spazio Cerere, via degli Ausoni 3) due esperienze artistiche che tendono all’unità d’intenti e di visioni.