Mariella Nava, famosa autrice e cantautrice, compie 30 anni di carriera (esordisce nel 1987 con il singolo "Fai Piano") e regala al pubblico un altro album raffinato e di qualità, "Epoca", che dipinge le differenze tra il secolo passato e quello attuale, in modo poetico, attento e vivido, tipico della scrittura appassionata di Mariella Nava, da sempre riconosciuta anche come grande autrice.

Otto partecipazioni al Festival di Sanremo, dal 1987 con la sopracitata "Fai Piano" sino al 2002 con "Il Cuore Mio", una nuova identità artistica da artista indipendente con la sua etichetta discografica Suoni Dall'Italia, fondata dalla stessa cantante nel 2013 (che ospita anche gli artisti Mimmo Cavallo, Alice Mondia, Marco Martinelli, Lidia e Andrea Di Cesare), Mariella Nava racconta a Blasting News il suo nuovo singolo, "Ho Bisogno Di Te", il nuovo album "Epoca" (il tredicesimo della sua carriera), e tutto quello che pensa delle radio italiane e di quello che si dovrebbe fare per variare di più la proposta musicale che, da anni, sembra essere in mano alla monotonia e alla ripetizione quasi nauseante delle solite canzoni, e di un suo, speciale, sogno artistico.

Ciao Mariella, "Ho Bisogno di Te" è il tuo nuovo singolo. Parlaci del brano e l'ispirazione che c'è dietro il testo e la musica.

Il testo stesso mi ha ispirato per la musica. Poche volte oggi si ha il coraggio di dichiarare un amore così forte, il bisogno dell'altro, di qualsiasi bisogno si tratti. Oggi è sempre più difficile mettersi a nudo, anche se dovremmo riuscire ad esporci, proprio perché la società ci spinge ad essere molto più chiusi, coriacei, con dei pudori che, paradossalmente, dove dovrebbero essere non sono e dove non dovrebbero essere, invece, sono. É questo che mi ha ispirato. Ce ne ho messo di tempo, ma sono riuscita ad ammetterlo, ad averne la consapevolezza e a non avere più paura a mostrarlo, a dirlo: Ho bisogno di te.

La musica e la melodia vanno di pari passo, salgono progressivamente, quasi a fortificarne il concetto, appunto, il "bisogno".

"Ho Bisogno di Te" è tratto da "Epoca", il tuo nuovo album. Come mai la scelta di questo titolo e che tipo di album è, musicalmente e dal punto di vista dei testi?

L'album "Epoca" riguarda questo tempo.

"Epoca" vuole fotografare le cose che sono, anche attraverso il passato che ci ha condotto fino a qui, attraverso i dubbi che ancora attraversiamo, che ancora frequentiamo, attraverso le zavorre che ci portiamo dietro. È un epoca in cui abbiamo l'illusione di essere modernissimi ma questa modernità vi è solo tecnologicamente parlando perché poi, dal punto di vista umano, siamo invece arretratissimi, sempre più chiusi, pieni di barriere e muri.

Dal punto di vista musicale, "Epoca" è un disco che si collega con quello che è sempre stato il mio percorso, di sperimentazione e ricerca ma anche di legame con quella che è la nostra migliore tradizione compositiva, con dei richiami a quelle forme musicali con le quali mi sono formata e forgiata: vi sono, infatti, omaggi alla musica di Fabrizio De Andrè, Renato Zero, De Gregori, Claudio Baglioni, tutta quella musica che era così ben nutrita, magica e differente, di cui potevamo disporre e che potevano ascoltare non solo comprando i dischi ma anche dalle stesse radio.

Qual è la canzone di cui vai più fiera nel tuo nuovo album "Epoca" e perché?

Sicuramente è "Epoca", che dà il titolo all'album, infatti è da lì sono partita.

Intitolare l'album "Epoca", dedicandolo ad un intervallo di tempo così lungo, credo che sia un atto di coraggio dovuto a chi, come me, si è votata all'arte della Musica. Musicalmente, poi, sono molto fiera di pezzi come "La Grinta", "Bellissimo" che è una dedica ai bambini siriani in fuga dalla guerra, la stessa "Ho Bisogno di Te", "La Città dei Giusti", anche "Cielo Rosso" dedicata alla città di taranto della quale sono figlia, che ancora una volta vedo tristemente sballottata di qui e di là. In questo album mi sono lanciata anche a fare la direzione d'orchestra su una canzone che, però, è ritmica che è "Prima Di Noi Due", primo atto offerto di questo disco. "Prima Di Noi Due" voleva essere un annuncio, tramite canzone, per portare la gente a conoscere una Mariella Nava più variegata, condurli verso la curiosità di questo nuovo progetto discografico.

"Epoca" segna i tuoi 30 anni di carriera. Se dovessi scegliere tre momenti indimenticabili della tua carriera, quali sceglieresti?

Si chiama così anche per quello, per i miei trent'anni di carriera! Non me ne sono accorta ma, sì, è passata un'epoca! (ride) Comunque, per rispondere meglio alla tua domanda, direi che citerei l'esordio da autrice con "Questi Figli" (scelta personalmente da Gianni Morandi per il suo album Uno su mille del 1986), la mia prima realizzazione importante diciamo, poi "Spalle al Muro", scritta per Renato Zero per il Festival di Sanremo 1991 e quando sono arrivata 3a al Festival di Sanremo 1999 con "Così è La Vita".

Però ce ne sono tanti altri! Tra i miei momenti più importanti e di cui vado più fiera citerei anche quando ho incontrato Dionne Warwick e quando sono diventata Cavaliere della Repubblica grazie al mio essere attenta ai temi sociali.

Ricordo anche quando sono andata in Brasile a cantare "Per Amore" e ho visto la folla osannarmi sin dall'inizio della canzone: lì ho capito quanto contasse per loro questo brano, che è stato un grande successo. Insomma, le cose insospettabili che sono accadute e che mi hanno più sorpresa. Tantissime soddisfazioni!

Da cantautrice che non sotto è contratto di una major discografica hai la possibilità di lavorare nei tempi, nei modi e a cosa preferisci ma, al contempo, non hai il sostegno delle radio. Perché secondo te?

In realtà anche quando ero sotto contratto nelle major, e i tempi erano differenti, non avevo l'appoggio delle radio! Evidentemente non ho mai fatto una musica che potesse piacere a quel tipo di pubblico, abbastanza "ammiccante" o valida per chi crea le playlist radiofoniche.

Ho sempre fatto una musica che, probabilmente, non entra subito nelle corde di quel tipo di pubblico. Quindi sai, essere sola non ha modificato questo aspetto. Prima però vi erano ancora delle feritoie attraverso le quali si poteva ancora fare breccia, riuscire ad ottenere qualche passaggio, ma ora no, sono state proprio precluse tutte le strade. Questo è il grave danno che la musica subisce oggi, ma che subisce anche la stessa major e la radio stessa, perché gli ascoltatori non vogliono sentire solo una cosa, anzi! Chi ascolta la radio spesso si annoia ad ascoltare le stesse canzoni programmate all'infinito e sono stata spesso testimone di gente che dice: "La radio non la sento più" o di altri che vanno direttamente su internet ad ascoltare le web radio o le radio americane, che hanno un'offerta ben più ampia.

Le proposte radiofoniche stanno diventano talmente univoche che neanche le canzoni che lanciano più insistentemente spesso arrivano a funzionare come vorrebbero. Poi diciamocelo: se la mira è farti comprare quella canzone, chi te lo fa fare di spendere quei soldi se quella stessa canzone puoi sentirla in continuazione? Non sei proprio incentivato a scoprire di più, anche su quello che loro stesso propongono. É tutto messo in un contesto di povertà, non di ricchezza.

E cosa si può fare, secondo te, per fari sì che le radio si aprano nuovamente a più artisti?

La soluzione sarebbe, prima di tutto, quella di riaprire l'offerta, volgere l'attenzione verso più generi musicali e donare piccoli spazi, non pretendo di rivoluzionare tutto il mondo radiofonico, per far sì che il pubblico possa cogliere tutte le sfumature musicali e non sempre le stesse.

In secondo luogo sarebbe anche il caso di cambiare nuovamente le cose per quanto riguarda la vendita dei dischi: bisognerebbe tornare al "sell out" anziché al "sell in", ovvero a non dover far comprare al negoziante tutte le copie dei dischi ma lasciarle in contovendita, come si faceva una volta, e vedere se arriva il fruitore e le compra; solo così tutti avremmo l'occasione di stare ancora nei negozi, di essere presenti, non oscurati, e, a quel punto, di parità, vedere chi vende. Ah! Poi ho un sogno...

E quale sarebbe?

Vorrei lanciare un franchising: fare sì che chi entra in una paninoteca, o in una cremeria o, insomma, altri posti simili, possa avere un piccolo spazio, magari in un angolo, dove sentire, con un turnover, le nuove realtà musicali e, magari, creare anche l'opportunità, negli stessi contesti, di vendere il proprio disco! Chissà, magari lo realizzerò.