All' interno della XIX edizione del napoli film festival si è assistito alla proiezione del film Naples '44 (2016) di Francesco Patierno. Il regista napoletano noto per aver firmato pellicole come Pater Familias (2002), Il mattino ha l'oro in bocca (2007), Cose dell'altro mondo (2012) e Gente che sta bene (2014) ha messo da parte i vari Elio Germano, Martina Stella, Diego Abatantuono, Margherita Buy cambiando radicalmente registro e cimentarsi più che in una docu-fiction in un collage-film sulla Napoli della Liberazione.
La proiezione di Naples '44 al Napoli Film Festival
Il napoletano Patierno per rievocare questa pagina feroce e appassionata della cronologia partenopea ripercorre il memoriale del giornalista gallese Norman Lewis che, entrando con la Quinta Armata Americana in una città sconquassata dall' occupazione nazista, s'immerge in un inferno desolato, decadente e folkoristico. La lettura del libro, che ha l'omonimo titolo del film e ne è suo fondamento, fu letto da Patierno da giovane per consiglio del padre Antonio che glielo consigliò caldamente affinché potesse capire in quale condizione si trovasse Napoli nel 1944-1945.
A far rivivere, nel film, le parole di Lewis nella distribuzione internazionale è la voce cadenzata del londinese Benedict Cumberbatch (in quella italiana si è avvalso di Adriano Giannini).
Emerge che la testimonianza del gallese è affine a quella del pratese Curzio Malaparte che aveva registrato la liberazione partenopea nel cimento La pelle (1949). Proprio la scelta degli spezzoni della trasposizione cinematografica del libro nell'omonima pellicola del 1981 di Liliana Cavani rappresenta uno dei momenti più incisivi di questo collage.
Un mosaico che si avvale di una tessitura visiva in cui si alternano i documentari d'epoca ai film interpretati da Totò, Marcello Mastroianni, Gian Maria Volonté, Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Eduardo, fino alle riprese paesaggistiche della Napoli odierna. Tra i frammenti inseriti vere e proprie gemme come Il re di Poggioreale (1961) di Duilio Coletti e Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy.
A ciò si aggiunge il ricordo affettuoso di Lattarulo, l'assistente di Lewis, degnissima maschera alla Totò, che mendicante, per raggranellare qualche pasto in più, si travestiva da "zio di Roma" ai funerali.
Questa contaminatio ragionata è estremamente efficace, oltre che innovativa, per la fruizione dell' opera: un passaggio di testimonianze, un perpetuare la memoria per non cancellare un passato funesto e tenerlo in vita per migliorare il futuro.