È stato presentato ieri, 11 ottobre 2017, presso Palazzo Mazzarino (sede dell'Università Telematica "Pegaso"), in Via Maqueda, 383, a Palermo, il libro "Elementi di psicologia criminale", a cura di Roberto Turrisi, con la prefazione di Monica Mandalà e la collaborazione di diversi professionisti del settore. Sono intervenuti all'incontro gli psicologi e psicoterapeuti Monica Mandalà, Ivan Formica e Salvatore Di Carlo. Un interessante dibattito sulla psicologia del crimine racchiuso in un libro che è un "capolavoro di impegno", come lo definisce lo stesso Roberto Turrisi.

Partiamo dalla bellezza

Non si può parlare di benessere psicologico senza partire e sottolineare il concetto di bellezza: "la bellezza - sostiene Roberto Turrisi - ha un ruolo fondamentale in questo testo e perché vada contemplata c'è bisogno del silenzio, ma perché vada costruita c'è bisogno del discorso. L'assenza di parola, quindi, è la causa maggiore di malessere psicologico e può avere effetti eccezionali o devastanti se correttamente o per nulla utilizzata".

L'importanza del dialogo, del potere delle emozioni e del senso puro della parola, una parola che cattura, che si esprime e che coinvolge, è un leitmotiv dell'intero testo: la possibilità di esprimere la propria emozione, la spiegazione del senso all'interno della parola e il vissuto che è cornice dell'essere umano possono dare spunti interessanti per la comprensione di determinate dinamiche e di determinati comportamenti che fanno scaturire eventi criminali.

È, quindi, importante non rinchiudere le dinamiche all'interno di "etichette psicopatologiche", ma capire con quali modalità queste dinamiche si attivano e come poter intervenire nei fattori scatenanti e non sugli effetti/sintomi.

Mai improvvisarsi detective

Nel suo intervento, la Dott.ssa Monica Mandalà, approfondisce un particolare aspetto del testo, che riguarda l'approccio "da detective" del professionista che, lei, reputa "un grande errore".

Infatti, è fondamentale prendere le distanze dalle cose e guardarle da un punto di vista più ampio per riuscire ad osservarle nella loro totalità, evitando l'approccio "a lente d'ingrandimento", tipica dei detective e non degli esperti di psicologia e psicopatologia criminale. Questo libro aiuta a guardare questi aspetti in maniera più ampia per poi permettere di concentrarsi in un aspetto in particolare, in base alla competenza del singolo lettore.

Aspetti che non si potranno mai riscontrare nelle storie narrate dai programmi e dalle trasmissioni televisive tanto diffuse.

Dov'è il confine?

Esiste una psicologia criminale o è meglio definirla psicologia del crimine? Il linguaggio specifico della psicologia, spesso, viene utilizzato impropriamente ed è entrato a far parte della nostra vita come se tutto potesse essere spiegato con la psicologia, ma non è un corretto approccio. La psicologia viene integrata per dare una lettura più ampia di alcuni aspetti del crimine e della scienza criminologica. È difficile, infatti, poter definire un profilo criminologico univoco, poiché gli approcci di indagine sono diversi e poiché i tratti distintivi, fisici o comportamentali, di un potenziale criminale non sono diversi da quelli di un soggetto non criminale, ad eccezione del tratto dell'agito: il momento in cui decide di commettere materialmente il crimine.

Sono il conflitto interno e l'atto compiuto a fare la differenza, tanto è vero che, molto spesso, chi commette un crimine non è esclusivamente uno psicopatico.

Per concludere

L'unico antidoto alla violenza è la felicità: affinché un soggetto non sviluppi in sé dinamiche di violenza, deve necessariamente sentirsi riconosciuta e considerata. Attenzione, quindi, a porre l'orecchio a chi ci circonda e a cosa ci vuole dire.