Chi non ha mai giocato a Basket - lo sport migliore del mondo - forse non riuscirà mai a comprendere la grandezza di giocatori come Kobe Bryant. Ora è possibile coglierne lo spessore nella biografia realizzata da Roland Lazenby e che in Italia pubblica l'editrice 66THA2END. Chi ha la mia età ricorda Joe Bryant un grosso giocatore che giocò negli anni '80 a Rieti, Reggio Calabria, Pistoia, Reggio Emilia. In quegli anni un piccoletto di nome Bryant si notava prima o dopo le partite del padre. Questo dato biografico ci ha sempre fatto seguire con affetto Kobe da quanto fu scelto da LA come una sorta di predestinato e lì ai Lakers è stato 20 anni prima di qualche comparsata europea, anche italiana fatta come ringraziamento a quella terra che aveva accolto i suoi primi anni.

Ebbene Black Mamba - quello è il soprannome che preferiamo e non quello accolto nel titolo del libro: Showboat - è stato il cestista post-Jordan che più di tutti ha incarnato il nostro ideale della pallacanestro. Non era un fuoriclasse assoluto, ma lo è diventato nel corso degli anni per avere seguito una vita privata - che tranne l'episodio dello stupro, mai provato - è stata sempre impeccabile fuori e dentro il parquet.

Un palmares unico per un campione costruitosi ogni giorno

Cinque anelli, due mondiali, record di punti superando anche Jordan: tutte queste cose le troverete nell'ottimo libro di Lazenby, che in una forma narrata accattivante e semplice, ci riporta la vera realtà di un campione soprattutto di testa.

Bryant era alto solo 1.98 e pesava i suoi 100kg, ma aveva quello che viene definito l'istinct-killer. Quando si isolava con due lunghi addosso per chiudere il gioco decisivo, quello che era ubrys si trasformava in premio per che si prende la squadra sulle spalle per darle forza e restituirle responsabilità. Una ala grande - con un fisico da ala piccola - , il padre era più alto e meno pesante, ma non aveva la classe del figlio: un predestinato che non si è perso, allenandosi sempre al massimo.

Non amato dai compagni? , alcuni di questi dovrebbero ringraziarlo perché se non ci fosse stato questo crotalo di grande forza mentale, non avrebbero vinto nulla. Leggiamo nel libro di Lazenby - ben tradotto da Giulia Vianello - tutti gli snodi della sua vita, ma a noi piace ricordarlo in questa ultima dichiarazione: 'Il mio sogno è cominciato qui in Italia.

Ho avuto la fortuna di avere ottimi allenatori che mi hanno fatto lavorare tanto sui fondamentali'. Ed in ultima istanza nel suo testamento spirituale: 'Lavorate ogni giorno come fosse il vostro ultimo giorno. Trovare la cosa che amate di più, la vostra passione, e impegnatevi al massimo per realizzare tutti i vostri sogni'.