Aspettiamo pochi libri come si si attende una piccola primavera personale: è il caso de "Il morso della reclusa" l'ultimo giallo della scrittrice noir francese Fred Vargas. E' la prima volta infatti che dalla serie TV andata in onda su "La Effe" siamo risaliti ai libri. Nel nuovo noir cartaceo il commissario Jean-Baptiste Adamsberg - nella serie Tv è interpretato dall'attore francese Jean-Hugues Anglade - è alle prese con l'uccisione di alcuni vecchietti dalle parti di Nimes per apparenti morsi di reclusa, un ragno pacifico che attacca solo quando è preso di mira.

Sui forum locali divampa la sindrome del veleno mutato ma Adamsberg crede subito all'omicidio seriale e pensa che al centro di tutto ci siano le dinamiche scaturenti dai frequentatori dell'orfanotrofio della Misericordie. Un gruppo di prepotenti che soprannomina 'blaps' faceva il bello ed il cattivo tempo nella struttura ed in alcune sortite notturne, con la complicità del custode precario Seguin, violentava le donne del comprensorio. Ma il commissario è anche alle prese con due guai: il ribrezzo irrazionale che gli provoca il sentire nominare il termine 'reclusa' ed anche l'inspiegabile fronda interna che gli organizza il comandate Danglard.

Reclusi dentro, recluse fuori

L'indagine va avanti tra bolle - protopensieri - e dettagli lasciati perdere per troppa confusione investigativa e personale.

Con l'aiuto del fratello il commissario "riesce a grattare a sangue fino in fondo la sua paura" e la completa con la sua estrazione. Tra dormite profonde per contrarne gli effetti ed un'indagine sempre più aggrovigliata che va avanti per intuizioni senza riscontri e sortite immaginative, Adamsberg si avvicina al risultato finale.

Perché piace Fred Vargas, non solo quella di carta, ma anche quella trasposta nel noir Tv sceneggiato da Emmanuel Carrère? Perché oltre al costrutto di genere, non ci sono solo i personaggi ben caratterizzati, ma anche una lingua preziosa e letteraria, che si scorge anche nella serie tv. La preziosità dello stile fa il paio con i fori interni dei personaggi che vengono in essere scoprendosi lottatori anche nel cercare di definire i loro fantasmi personali che emergono devastanti anche nel corso di indagini che toglierebbero il sonno anche a persone più dure. Eh, sì, al di là della diversità di tempo e di atmosfere la lezione di Simenon è ancora viva nella narrativa di genere d'Oltralpe.