Un nuovo film biografico per James Marsh, che pare prediligere questo genere (anche il suo lavoro precedente, La Teoria del Tutto, era un biopic sulla vita del genio recentemente scomparso, Stephen Hawking).

Il Mistero di Donald C., in uscita nelle sale cinematografiche italiane dal 5 aprile, tratta invece dell’insolita avventura di Donald Crowhurst, un uomo d’affari in bancarotta che si improvvisa navigatore solitario per tentare di aggiudicarsi l’ingente premio in denaro messo in palio dal Sunday Times per colui che avrebbe circumnavigato il globo più rapidamente.

Nella parte principale, il premio Oscar Colin Firth, affiancato, nel ruolo della moglie estremamente comprensiva, da Rachel Weisz (premio Oscar 2005 come attrice non-protagonista per The Constant Gardener - La cospirazione).

La trama de Il Mistero di Donald C.

Donald Crowhurst (Colin Firth) è un ingegnoso ma fallimentare inventore che tenta di vendere aggeggi da lui stesso costruiti e attinenti alla navigazione. Nell’ambito di una fiera del settore, rimane rapito dal discorso di Sir Francis Chichester, colui che aveva compiuto il giro del mondo in barca facendo un unico scalo tecnico a Sidney. Sull’onda del suo successo, il Sunday Times decide di organizzare una competizione, aperta a tutti, con data di partenza a scelta prima del 31 ottobre.

Donald, sperando di poter in un colpo solo ristabilire le sue finanze, promuovere le sue invenzioni e magari anche prendersi finalmente una rivincita personale, si butta a capofitto nell’impresa. Convince uno sponsor locale, ipoteca la casa di famiglia, progetta e fa costruire un trimarano, e, pur se è meno esperto che un navigatore “della domenica”, decide di partire per la circumnavigazione in solitaria.

La moglie, dapprima incredula, lo supporta con un sorriso poco convinto sulle labbra, mentre lui la lascia, insieme ai suoi tre figli (che nella storia reale erano ben 4), per solcare il mare nei successivi 9 mesi minimo. Completamente impreparato, andrà incontro a sempre maggiori difficoltà, che lo spingeranno a fare scelte altamente discutibili, fino all’epilogo finale.

I lati positivi del film

Bisogna amare il mare, e le sfide uomo contro elemento naturale. Diversi sono stati i film con queste tematiche: gli americani, che non si lasciano mai sfuggire un’occasione per coniare un nuovo termine e redigere una nuova lista, li hanno soprannominati Lost-at-Sea-Movies. Ne fanno parte titoli come Cast Away, La tempesta perfetta (con George Clooney) e All is Lost – Tutto è perduto (con Robert Redford), il più simile come soggetto. Se ci tenete a completare l’elenco, Il Mistero di Donald C. fa per voi, pur se l’oceano rimane di contorno, la tensione con le forze della Natura non è particolarmente sottolineata e, in realtà, si ha quasi più la sensazione che l’essere solo di Donald prescinda dal trovarsi in quella situazione nel mezzo del mare.

Probabilmente, si sentirebbe solo uguale, come capita a chi si ritiene un genio incompreso, o come succede a chi non riesce ad inserirsi e sentirsi a “casa” in nessun ambiente. Che è un po’ l’idea che Donald/Colin Firth trasmette in questo suo viaggio solitario ed insensato.

David Thewlis nel ruolo del giornalista che si occupa di fare da ufficio stampa a Donald: divertente pur se non volontariamente, spesso cinico, notevole nelle scene con il suo assistente che batte a macchina i suoi testi o quando organizza l’intervista alla moglie, costituisce una delle parti migliori dell’intero film.

Se amate i personaggi delle mogli pazienti, sorridenti, che sopportano senza alterarsi, sembrando a volte esemplari al La Donna Perfetta con Nicole Kidman (che alla fine si rivela essere un agghiacciante robot), beh, amerete sicuramente Claire, interpretata da una Rachel Weisz inverosimilmente conciliante.

La sua recitazione ricorda quella del suo ruolo in Rachel, solo epurata del lato ambiguo (che rendeva interessante il personaggio). Ciò che resta è una donna simil santa ed un ruolo assolutamente marginale.

I lati negativi de Il Mistero di Donald C.

Non pochi. Colin Firth riesce sicuramente a ben delineare il carattere mediocre del protagonista, ma dal punto di vista psicologico non c’è scavo, non c’è approfondimento. Il “Mistero” rimane tale anche perché non viene esplorata nessuna motivazione che muove in particolare Donald a prendere le decisioni che prende, dal partire per mare lasciando la famiglia all’abbandonare la sua stessa impresa alla prima difficoltà, al cercare la scorciatoia per uscirne quando le cose si mettono male.

Il crollo psicologico che porta alla deriva finale il protagonista non è particolarmente credibile, e i mezzi con cui viene rappresentato – lui che straparla, lui che si immagina la moglie seduta di fronte, tutta computa come sempre – oltre a non convincere sono anche francamente non all’altezza di una produzione con due attori del calibro di Firth e Weisz.

Il titolo originario, The Mercy (compassione, pietà) preso dalle ultime sconnesse frasi scritte nel diario di bordo da Donald Crowhurst, fa sospettare che l’attitudine del regista nei confronti di questo singolare anti-eroe sia in qualche modo giustificativa, pietistica. La frase gridata dalla moglie ai giornalisti, che accusa di aver spinto il marito a compiere i suoi disperati gesti finali, conferma quest’interpretazione, volta a vedere Donald quasi come una vittima degli eventi e non come un truffatore, quale in effetti è stato.

Il che sembra una modalità semplicistica che in realtà rende la storia banale e priva di quell’interesse che l’ambiguità del protagonista principale ha invece sembra portato con sé, nella realtà.

Bilancio finale

Film non riuscitissimo sia in sé e per sé, sia per le interpretazioni degli attori, un filo sottotono e senza una grande intensità. La storia reale prometteva qualcosa di più. Che forse è stato mantenuto nell’altro film sull’argomento, a minor budget, dal titolo Crowhurst, diretto da Simon Rumley e prodotto sempre da StudioCanal (che deve aver pensato, comunque vada, qualunque dei due funzioni meglio, sarà un successo – visto che li produce entrambi!).