Fra le novità di narrativa di questo autunno, una delle più sentite è senz’altro un’opera che segna anche il ritorno di una grande narratrice, Isabel Allende. Il libro si chiama “Lungo petalo di mare” (Feltrinelli, pag. 352); la data della pubblicazione prevista è il 24 ottobre 2019. L’autrice ha pubblicato il suo ultimo romanzo due anni fa. La sua scrittura è essenzialmente costituita da temi di marca autobiografica, e argomenti che riguardano più in generale, la figura femminile. Dotata di uno stile molto personale, si caratterizza per la prosa lineare, attenzione alla cultura locale e uso frequente di situazioni realistiche.

Fra le sue opere più conosciute, si ricordano in ordine sparso “La casa degli spiriti”, “Eva Luna”, “Il piano infinito”, “La figlia della fortuna”, “Ritratto in seppia”, “La città delle bestie” e “Oltre l’inverno”. Fra i film ispirati ai suoi testi, vanno ricordati “La casa degli spiriti” e “D’amore e ombra”, realizzati prima del 2000; mentre “Afrodita, el sabor dell’amor” è una pellicola del 2001.

Trama del romanzo

La penna di Allende, regina della narrativa dell’autunno 2019, ha fuso in questo libro Storia e immaginazione. È venuta fuori un’opera magistrale caratterizzata da episodi di vera commozione. D’altronde, chi è in fuga smuove sempre le coscienze. In special modo, se a fuggire sono semplici persone che, senza ben capire chi sia stato a creare l’ambiente malsano della guerra, sono costretti ad abbandonare le loro botteghe, le loro attività.

L’autrice accompagna il lettore a seguire le vicissitudini dei fuggitivi della Guerra Civile spagnola. Li porta verso le diverse tappe di quella penosa fuga: verso i Paesi baschi; verso la Francia e da lì, finalmente in Cile. I protagonisti di questa epopea sono il medico Victor, la pianista Roser e – comparsa di eccezione – Pablo Neruda.

Il collante che tiene insieme tutta la trama è fatto di concetti come la solidarietà, l’integrazione.

Il tema della fuga

La voce di Isabel Allende, in “Lungo petalo di mare”, narra di esuli, di conflitti e navi. E di mare da attraversare. Mare che si spera sia magnanimo con i gusci colmi di gente disperata. Difficile non associare al paesaggio narrativo del romanzo, la penosa diaspora di esseri umani che, ormai da anni, occupano i titoli di telegiornali e media in genere.

È gente che arriva in barche malandate, in gommoni di fortuna; sono persone che narrano di tanta paura e tanto freddo, di poca acqua e poco cibo portati con se, perché possono nascere problemi di peso all’interno di quei natanti instabili. Scappano dai bagliori degli incendi causati da guerre, dittature e terrore. Anche a ricordare questo, è utile la pubblicazione di un romanzo.