The Brutalist, film con protagonista Adrien Brody, uscito in nei cinema italiani lo scorso giovedì 6 febbraio, sembra avere tutte le carte in regola per essere uno dei migliori prodotti della attuale stagione cinematografica.

La trama

Adattamento del romanzo La fonte meravigliosa di Ayn Rand, il film, diretto da Brady Corbet, narra la storia dell'architetto ebreo ungherese László Tóth (interpretato da Adrien Brody), un autentico genio nella sua arte, da poco scampato all'Olocausto nel 1947, emigrato negli Stati Uniti, abilitato in Pennsylvania e assunto dal filantropo miliardario Harrison Lee Van Buren per la progettazione di un complesso monumentale in onore della madre defunta di quest'ultimo.

Regia e fotografia in The Brutalist

Una fotografia molto calda e delicata ed una regia rasentante la perfezione che alterna uno stile di macchina a mano con sequenze a camera fissa, che valorizza molto con primi piani impeccabili i volti del protagonista e dei comprimari ed i paesaggi americani con totali da manuale, compongono un'opera che probabilmente è già destinata a fare scuola e a entrare negli annali. Impreziosita inoltre dal lungo e magistrale piano sequenza nella dimora Van Buren verso la fine della pellicola.

Una regia, quella di Corbet in The Brutalist, che non disdegna neanche delle sequenze sessualmente esplicite.

Ci si concentra molto sulla figura di Tóth, il protagonista, che porta con sé il peso, il fardello e la responsabilità di rappresentare la comunità ebraica e le sue peculiarità.

Un personaggio dal carattere forte, deciso e determinato nel portare a termine le sue imprese costi quel che costi, disposto anche a trattare male ed umiliare chiunque lo ostacoli o provi a proporgli soluzioni alternative per la risoluzione di vari problemi di carattere logistico.

Un'opera viscerale, critica e provocatoria

Si tratta di una pellicola molto provocatoria, di un inno all'uguaglianza e alla fratellanza tra i popoli di vari credi religiosi e politici.

Viene anche però criticata abbastanza pesantemente la stessa comunità ebraica, vittima dei propri vizi e dei propri stereotipi. Ma soprattutto si tratta di un monito ed una grande riflessione sull'eredità, sul cosa lasciare e tramandare una volta passati a miglior vita, nel caso del protagonista della pellicola, citando le sue parole, strutture che siano in grado di resistere anche alle erosioni del Danubio.

Si cita, tra le altre cose, la competizione per la corsa allo spazio tra Stati Uniti ed Unione Sovietica.

The Brutalist è un'opera viscerale, che analizza uno dei periodi storici più bui della storia dell'umanità, che sembra in certi frangenti voler ricalcare persino il mito della Torre di Babele, con la narrazione di quella che sarà la progettazione ed in seguito la realizzazione molto travagliata del complesso voluto da Van Buren.

Un film, The Brutalist, che vanta, come già accennato, un comparto tecnico a dir poco impeccabile e delle performance attoriali straordinarie, a giusta ragione nominate agli Oscar 2025 (senza contare anche la nomination che l'intera pellicola si è aggiudicata come miglior film.

È doveroso menzionare, oltre al già citato Adrien Brody nel ruolo del protagonista principale, anche Guy Pearce che presta il volto a Van Buren e a Felicity Jones nel ruolo di Erzsébet Tóth, moglie di László), non è certo da escludere la possibilità quindi che possa letteralmente fare incetta di premi ai prossimi Academy Awards.

Un film che, nonostante le abbondanti tre ore e venti della sua durata, non pesa affatto grazie a un ritmo molto serrato che riesce a mantenere alta l'attenzione senza particolari ingenuità o tempi morti.