Un sondaggio commissionato dall’Observer e realizzato da Ipsos MORI ha intervistato 600 economisti britannici, chiedendo la loro opinione sulla Brexit, ovvero la (eventuale) uscita di Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda e Irlanda del Nord dal mercato unico europeo. A decidere saranno i cittadini della Gran Bretagna nel referendum del 23 giugno. Il parere degli esperti del settore è quasi unanime: l’88% di loro ha affermato che l’uscita dall’UE avrebbe effetti negativi sull’economia dei Paesi britannici.
I partecipanti al sondaggio
Si tratta dell’opinione di persone che lavorano nel mondo economico da diversi anni (professori universitari, banchieri, imprenditori e industriali), oltre a membri di organi ufficiali come la Royal Economic Society e la Society of Business Economist.
Il 61% degli intervistati crede che una delle conseguenze immediate dell’uscita dal mercato unico sia la perdita di posti di lavoro. Anche il settore immobiliare sarebbe fortemente colpito: molti residenti stranieri in Gran Bretagna, se passasse la legge, non potrebbero più lavorare e sarebbero quindi costretti a tornare nei propri paesi di origine. Ciò porterebbe ad un esponenziale ‘spopolamento’ della Gran Bretagna, territorio che ospita milioni di cittadini europei (e non) quindi persone che pagano regolarmente affitti per appartamenti o singole camere.
Effetti soltanto negativi?
Paul Johnson, direttore dell’Institute for Fiscal Studies, ha commentato così i risultati del sondaggio dell’Observer: “Il sondaggio dimostra un livello di unità senza precedenti.
È una professione che, per la sua stessa natura, ha difficoltà a mettere gli esperti d’accordo. Quindi, se 9 economisti su 10 dicono che l’uscita dall’Unione Europea sia dannosa per la nostra economia, non è un caso. Tutti noi beneficiamo del mercato libero e del libero commercio. Se chiudessimo la nostra economia, gli effetti sarebbero difficili da prevedere”.
Se il 23 giugno si decidesse per la Brexit, secondo 6 economisti su 10, l’economia britannica smetterebbe di crescere e il PIL scenderebbe di 3 punti percentuali nei 5 anni successivi. Anche sul lungo termine, secondo gli esperti, le cose non migliorerebbero: il 72% degli intervistati afferma che la Brexit avrà un impatto negativo sulla crescita economica anche per i successivi 10-20 anni, non solo i primi 5.
Solo il 4% ha affermato che, dopo i primi cinque anni di impatto negativo sul PIL, l’economia sarebbe potuta crescere negli anni a seguire. La parola adesso spetta ai cittadini britannici. Cittadini che il 23 giugno decideranno il futuro dell’economia dei propri paesi e il destino di milioni di lavoratori stranieri che, grazie alle regole del libero mercato, contribuiscono alla crescita economia della Gran Bretagna.