Se tutto filerà liscio e non ci saranno intoppi, dal 2017 i lavoratori italiani, o almeno molti di essi, avranno più possibilità di lasciare il lavoro in base alle loro esigenze. La cosiddetta flessibilità è uno dei punti salienti del pacchetto previdenziale che dovrebbe entrare nella Legge di Stabilità che verrà approvata dal Consiglio dei Ministri sabato 15 ottobre. La richiesta di flessibilità da parte dei lavoratori, secondo il Governo, verrà esaudita dall’APE e da interventi per precoci ed usuranti. Tra i più impegnati nel cercare di proporre modifiche ad un sistema pensionistico che era diventato troppo rigido, il Presidente dell’Inps Tito Boeri che è tornato a parlare come riporta l’edizione odierna del quotidiano “La Stampa”.
Il ruolo dell’INPS
La novità previdenziale più importante e su cui si fonda tutto il pacchetto previdenziale del Governo è sicuramente l’APE, l’anticipo pensionistico. Per Boeri tutto ciò che consente ad un lavoratore di poter scegliere autonomamente quando andare in pensione è una buona cosa, anche se chiede sacrifici ai pensionati in termini di assegno pensionistico. Sicuramente l’APE non è un provvedimento che sposa in pieno la sua idea, quella contenuta nella sua proposta di riforma, anche se in alcuni punti ci si incontra. Per esempio, l’uscita a 63 anni è la stessa presente nella sua proposta e le penalizzazioni di assegno, anche se derivanti da situazioni diverse sono simili. Per Boeri bisognava applicare a tutti coloro che lasciano il lavoro per il meritato riposo il metodo contributivo, che prevede un importo di pensione rapportato ai contributi versati.
Prima si esce dal lavoro, meno contributi si versano e meno si percepisce di pensione. Con l’APE più o meno siamo sulla stessa barca, almeno per quanto riguarda il meccanismo contributivo perché i pensionati saranno penalizzati dai minori contributi versati. Poi c’è la questione prestito, che taglierà gli assegni per via della rata di pensione anticipata percepita da restituire alle banche che finanzieranno le uscite anticipate.
Sul meccanismo APE, Boeri chiede una mano a riorganizzare il suo Istituto, da momento che il ruolo dell’INPS sarà centrale e più complicato di quello che è oggi. L’INPS farà da centro di una rete composta da lavoratori, aziende, banche ed assicurazioni. Un lavoro gravoso che richiede una preparazione maggiore dei dipendenti in organico all’Istituto e dislocati sul territorio.
I sindacati devono dare una mano
Le novità previdenziali sono complicate e per i cittadini c’è il rischio di non capirci niente. Ecco perché Boeri auspica una campagna informativa ampia che sia fatta da tutti, sindacati compresi. Va spiegato ai lavoratori, oltre che il funzionamento delle novità, anche a cosa vanno incontro, soprattutto perché la scelta di lasciare il lavoro è definitiva, così come lo è l’accettare le penalizzazioni previste dalla flessibilità. Tagli e riduzioni di assegno che saranno della durata di 20 anni ed in pratica accompagneranno il pensionato per tutta la vita. Boeri chiede aiuto anche ai sindacati ed a coloro che non vedono di buon occhio la ristrutturazione dell’INPS che il Presidente sta mettendo in piedi.
La riduzione delle direzioni generali dell’Istituto e soprattutto la loro nuova collocazione sul territorio nazionale è uno dei punti che viene contestato al Presidente. Secondo Boeri, riorganizzare l’Istituto è necessario perché nel tempo sono cambiate le cose. Questa operazione andava fatta già quando INPS, INPDAD ed ENPALS si sono fuse tra loro. L’Istituto di Previdenza deve dare risposte concrete ed immediate alle istanze dei cittadini, oggi più di ieri perché il mondo del lavoro è cambiato e così le norme che regolano il sistema. Basti pensare al sussidio di disoccupazione che secondo Boeri deve essere automatico con L’INPS che deve erogare il sussidio senza attendere la richiesta del lavoratore e predisponendo tutto il necessario per la sua ricollocazione lavorativa e di nuova formazione.