Cominciamo dalla fine: la sera di Santo Stefano, lunedì 26 dicembre, i vertici di mps emettono un comunicato ufficiale per dare la tragica notizia che la Bce ha inspiegabilmente innalzato da 5 a 8,8 miliardi di euro la cifra necessaria per la ricapitalizzazione della banca senese. Una notizia che rischia di mettere definitivamente in ginocchio e mandare verso il fallimento Mps. Tre giorni prima, il 23 dicembre, la Consob, autorità di vigilanza sulla Borsa guidata da Giuseppe Vegas, aveva comunicato la decisione di sospendere a tempo indeterminato i titoli di Siena dalle contrattazioni borsistiche.

Ma come si è arrivati a tutto questo? Secondo molti commentatori economici, la responsabilità del disastro Mps va ascritta all’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi il quale, pur di presentarsi senza la macchia del flop senese al referendum costituzionale (poi comunque perso rovinosamente), aveva più volte mentito pubblicamente sullo stato dei conti della banca. Istruttivo, dunque, riproporre due video in cui l’ex premier promette un futuro radioso per Mps. E meno male che gli investitori non sono stati ad ascoltarlo, altrimenti avrebbe rischiato pure una denuncia per aggiotaggio.

Gennaio 2016: primo video di Renzi

Monte dei Paschi di Siena è una banca che oggi è un bell’affare – spergiurava Renzi il 21 gennaio 2016 dal pulpito del comodo salotto televisivo di Porta a Porta – è cresciuta più del 40% e quindi è tornata a dei valori più consoni.

Mps è una banca che ha attraversato vicissitudini pazzesche, ma oggi è una banca che è risanata”. Evidentemente a quei tempi, quasi un anno fa, l’ex inquilino di Palazzo Chigi contava ancora sull’appoggio ‘dell’amico’ americano Jamie Dimon che, con la sua banca d’affari Jp Morgan, avrebbe provato, alcuni mesi dopo, senza riuscirci, a rastrellare sul mercato i 5 miliardi allora ritenuti necessari dalla Bce per a salvezza del banco senese.

Dimon, come tutti ricordano, pretese la defenestrazione dell’ad Fabrizio Viola da Rocca Salimbeni per sostituirlo col fidato Marco Morelli. Tutto avvenne nel settembre scorso, dopo la telefonata carbonara fatta dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan a Viola su ordine, pare, dell’allora premier.

Ottobre 2016: secondo video

Intrighi di palazzo che, evidentemente, non sono serviti ad evitare il peggio, negato fino all’ultimo dal governo pur di cercare di vincere il referendum del 4 dicembre. Il 21 ottobre scorso, ancora Matteo Renzi, al termine di un vertice Ue, riprendeva il discorso Mps in conferenza stampa per confermare che “la vicenda Mps riguarda Mps e il presidente del Consiglio non vi interviene a mercati aperti. L’unica cosa che possiamo dire è che il Monte dei Paschi di Siena ha uno straordinario passato e avrà uno straordinario futuro. A me l’unica cosa che interessa è che i correntisti siano salvi e ci sia uno spazio di azione per questa banca in futuro”. Parole quantomeno avventate che oggi, di fronte alla drammatica realtà dei fatti, richiamano alle loro responsabilità la stessa banca, i governi italiani passati e presenti, Bankitalia, la Consob, la Bce e anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, unica istituzione rimasta credibile perché non si è ancora sporcata le mani con Mps.