L'amministratore delegato di Montepaschi, Marco Morelli, è stato ascoltato dalle commissioni finanze di Camera e Senato, riunite per la valutazione del decreto salvabanche. Nel corso dell'audizione, l'AD ha confermato il timing della presentazione del nuovo piano industriale, previsto tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio e ha ribadito che il nodo centrale del progetto, consisterà nella dismissione in blocco dei crediti in sofferenza (Non Performing Loans o NPL).

Continuità rispetto al fallito aumento di mercato

Morelli, durante l'audizione di fronte alle commissioni parlamentari, che hanno sentito anche il presidente Falciai, ha spiegato che il nuovo piano prenderà necessariamente le mosse da quello presentato lo scorso anno nel quadro del tentativo di aumento di capitale fallito in dicembre.

Prevista la chiusura di 500 filiali e l'uscita di 2450 dipendenti mediante fondo di solidarietà. Confermata anche la dismissione dei crediti deteriorati che valgono circa 27,7 miliardi per i NPL e ulteriori 16-18 per gli incagli. Intervenire sulla qualità del credito risulta indispensabile per riguadagnare redditività.

Non sono tuttavia state fornite indicazioni precise sulle modalità tecniche con le quali avverrà la dismissione.

Stato al 70% e supporto alla liquidità

La ricapitalizzazione dell'istituto, che vedrà il tesoro diventare primo azionista con il 70% del capitale, avrà un valore complessivo di circa 8,8 miliardi. I fondi deriveranno per 4,3 miliardi da conversione di obbligazioni (cosiddetto Burden Sharing) e per 4,5 miliardi da sottoscrizione di nuove azioni da parte del governo.

Lo Stato si è altresì impegnato a fornire ulteriori 2 miliardi per riacquistare le azioni assegnate a risparmiatori non professionali in seguito alla conversione forzosa. In merito alla liquidità, entrambi i manager hanno riconosciuto un sensibile flusso in uscita dei depositi, particolarmente nel mese di dicembre, che tuttavia si è arrestato già sul finire dell'anno. Ogni eventuale tensione dal punto di vista della liquidità sarà tuttavia eliminato con l'ingresso del governo nel capitale.