L'accordo su generali è al momento solo un case study. Intesa Sanpaolo ha ribadito che l'ipotesi di lanciare una operazione pubblica di scambio su Generali è un caso attualmente allo studio e che con la stessa sono possibili diverse combinazioni industriali. La conferma è stata trasmessa in via ufficiale con una nota a Borsa Italiana. Intesa SanPaolo precisa anche che le valutazioni del management in merito alle possibili opzioni di crescita del gruppo sono molteplici.

Intanto, per il Consiglio di Amministrazione oggi all'ordine del giorno è prevista l'approvazione dei conti 2016 e nulla è previsto in merito a Generali.

Gli azionisti non rivelano indiscrezioni e prendono tempo affermando che l'operazione è possibile ma non c'è fretta.

I numeri di Intesa Sanpaolo saranno pubblicati nel pomeriggio.

Gli analisti si attendono un risultato in linea con quanto ripetutamente annunciato dai vertici:

  • Proventi operativi netti 4 miliardi
  • Costi operativi 2,5 miliardi
  • Risultato della gestione operativa 1,5 miliardi
  • Utile netto di circa 3 miliardi (di cui solo 819 mln nel trimestre)

L'utile netto recepirà numerose componenti straordinarie, tra le quali sono attese:

  • Cessione di Setefi e Isp Card
  • Valorizzazione del patrimonio immobiliare
  • Sanzioni amministrative inflitte dagli Stati Uniti per un importo superiore a 900 mln
  • Accantonamento al fondo di risoluzione per circa 280 mln

Gli analisti nonostante le attese in linea con quanto ripetutamente annunciato dal management ed un utile atteso tale da ipotizzare la distribuzione di un congruo dividendo, per confermare il prezzo obiettivo rimangono in attesa di verificare lo svolgimento dell'operazione su Generali, che amplierebbe il business delle assicurazioni.

In vista dell'operazione il Financial Times lancia l'allarme su possibili effetti catastrofici sul sistema bancario considerando numerose similitudini con l'acquisizione della Abn Amro da parte della Royal Bank of Scotland. L'anno successivo all'acquisizione la banca britannica registrò una perdita così rilevante da richiedere un salvataggio pubblico in consorzio con Fortis e Banco Santander che successivamente avrebbe ceduto Banca Antonveneta al Monte dei Paschi di Siena per 9 miliardi di euro.