Come se non bastassero gli aumenti di luce e gas, come anche quelli esorbitanti dei pedaggi autostradali e la diminuzione del potere d'acquisto dei risparmi depositati sul conto corrente bancario o postale, siamo a registrare un nuovo aumento di un genere alimentare molto caro a noi italiani, il caffè. Non ci riferiamo al costo del caffè al supermercato: la grande distribuzione ha già avuto i suoi aumenti, primo fra tutti quello dei sacchetti biodegradabili per frutta e verdura che tante polemiche, più o meno giuste, stanno suscitando tra i consumatori.

Stiamo, invece, riferendoci, all'espresso del bar. Secondo, infatti, un'indagine effettuata dalla Federconsumatori, e ripresa da diverse agenzie di stampa tra cui l'Adnkronos, nel corso del 2018 il caffè al bar dovrebbe subire incrementi di costo dell'ordine del 20/30%. Vediamo di capire meglio cosa accadrà e dove.

I dati dell'indagine Federconsumatori

Secondo quanto risulta dalla ricerca di mercato effettuata dalla Federconsumatori, in effetti, in alcune città italiane il costo dell'espresso al bar è già aumentato, attestandosi stabilmente sopra la quota di 1 euro. E non sono paesetti di provincia. Stiamo parlando, infatti, di città del calibro di Roma e Torino. Nella Capitale, infatti, sempre secondo l'indagine della Federconsumatori, l'espresso si paga, in media, 1,03 euro.

Sembra un aumento minimo, ma, in effetti, si tratta di un incremento di quasi il 12% rispetto ad un anno prima. A Torino, invece, la tazzina di caffè costa, in media, 1,10 euro. In termini percentuali un aumento di quasi il 6%. Le altre città a portare l'espresso sopra quota 1 euro sono, rispettivamente, Milano e Firenze. All'ombra della Madonnina un caffè al bar costa, in media, 1,08 euro, un aumento dell'8% rispetto al recente passato.

Nel capoluogo toscano, invece, bisogna sborsare solo, si fa per dire, 1,04 euro sempre in media. Ma anche dove il caffè non ha raggiunto la soglia dell'euro, come a Napoli o Palermo, sono stati registrati degli aumenti.

La denuncia delle associazioni

A manifestare tutto il proprio disappunto per quelli che ritiene degli aumenti ingiustificati e che non riguardano solo il caffè al bar, ma tutta una serie di prodotti estremamente 'popolari', è il presidente della Federconsumatori, Emilio Diafora, che nello stesso tempo fa rilevare come i redditi dei consumatori non siano aumentati nella stessa proporzione.

Anzi, probabilmente sono diminuiti.

Di tutt'altro avviso, ovviamente, è il rappresentante della Fipe, l'associazione di categoria degli esercenti i pubblici esercizi, Luciano Sbraga, secondo il quale dal 2016 al 2017 la tazzina di caffè al bar ha subito un incremento medio solamente dell'uno per cento. Anche se, naturalmente, non esclude che nel corso del 2018 ci possano essere ulteriori correzioni al rialzo. Inoltre, sostiene Sbraga, di solito i baristi aspettano almeno due o tre anni prima di aumentare il prezzo del caffè, anche per una più facile gestione dei resti. Sbraga mette in evidenza come maggiori incrementi di costo per esercenti e consumatori siano stati invece registrati nel settore della pasticceria e dei gelati a causa di un'estate estremamente torrida.