Le linee guida BCE sulla gestione dei NPL potrebbero indurre gli istituti di credito italiani ad aumentare il livello di accantonamenti sui crediti deteriorati e, di conseguenza, favorire un aumento nei volumi delle operazioni di dismissione. In particolare, l'incentivo alla cessione dovrebbe riguardare i crediti sprovvisti di garanzie che andranno svalutati integralmente dopo due anni dalla classificazione a deteriorato.

Un ulteriore incentivo, che riguarda particolarmente le esposizioni più granulari, risiede nelle carattere particolarmente "oneroso" del processo di lavorazione che, se mantenuto all'interno, porta in genere risultati insoddisfacenti; se appaltato all'esterno implica commissioni elevate.

Ne consegue la scarsa convenienza a mantenere in bilancio questo tipo di esposizioni.

Le stime sui maggiori accantonamenti

Secondo Equita SIM, il fabbisogno addizionale relativo alle nuove indicazioni potrebbe attestarsi nell'intorno di 30 punti base rispetto al Cet1, che non costituisce un onere particolarmente gravoso a fronte di una media di 351 punti base di buffer di cui le banche italiane dispongono.

La componente unsecured, sulla quale è effetto più immediato l'addendum BCE vale circa un quinto del totale stock NPL e potrebbe essere caratterizzata dal maggiore impulso alla cessione. Sul tema degli accantonamenti impatteranno anche le nuove regole proposte dalla Commissione Europea che in linea di massima risultano coerenti con le indicazioni della vigilanza.

I possibili effetti sulle politiche di lending

Un effetto indiretto potrebbe poi essere rilevato sulle politiche di erogazione del credito: la necessità di una svalutazione integrale in tempi brevi dalla data di classificazione a default potrebbe indurre gli intermediari finanziari a chiedere maggiori garanzie, rendimenti più elevati o effettuare una selezione più stringente in partenza.

Secondo Giovanni Ravazzoli di Equita SIM (passaggio riportato dal Sole 24 Ore) le strategie potrebbero includere una riduzione dei volumi erogati, soprattutto nel credito al consumo e nei segmenti Retail e Small Business, così come uno spostamento verso il ruolo di distributori nei confronti di operatori specializzati nel consumer lending non soggeti a vigilanza BCE.

Ultimo elemento da considerare, anche alla luce del processo di private equity sulle piattaforme di servicing, può essere l'incentivo a dismettere le operations dedicate al recupero onde evitare i costi di adeguamento alle normative più stringenti.