La guerra doganale fra Cina e Stati Uniti continua a farsi sentire sui mercati, letteralmente in flessione sia per quanto concerne le borse asiatiche, sia per quelle europee.
Il calo sulle borse
Pechino aumenta le tariffe su oltre 120 prodotti americani per le quali, nella giornata di ieri, Wall Street ha subito pesanti perdite. Anche quelle asiatiche hanno risentito di questa flessione. Il Nikkei a Tokyo ha registrato un calo delle contrattazioni dello 0,45%, mentre Shangai cala dell'1,33% e lo stesso Taiwan con lo 0,61%. Anche l'Europa non se la passa meglio; il Dax di Francoforte perde l'1,31% mentre Parigi e Londra riscontrano le rispettive perdite -0,72% e - 0,77%.
Soltanto Mediaset esulta, il cui indice ha avuto uno sprint grazie all'intesa commerciale con Sky annunciata venerdì sera.
Le conseguenze della 'guerra' dei dazi
Washington, la promotrice e colpevole del conflitto economico, arriva paradossalmente a non giovare del clima di tensione sancito negli ultimi mesi. A risentirne sono anche le borse americane, dove Dow Jones ha perso l'1,90%, Nasdaq il 2,74% e il S&P 500 il 2,23%. Il dollaro si mantiene debole, mentre l'euro acquista peso.
Sembra prefigurarsi un nuovo scenario dove l'Europa potrebbe tornare protagonista dei futuri scenari economici. Gli USA perdono sempre più credibilità agli occhi degli investitori internazionali, che preferiscono puntare sull'assetto eurasiatico piuttosto che sulla politica instabile degli States.
La Russia diviene sempre più garante degli equilibri geo-politici internazionali (mediazione e intervento militare nella guerra civile siriana), insieme alla Cina che detterà l'agenda economica globale. Il sogno americano di una globalizzazione a stelle e strisce diviene sempre più un miraggio, mentre nuovi attori si affacciano sulla scena mondiale, fra i quali l'India, il cui boom economico è in auge.
L'Europa potrebbe trovare, prossimamente, un nuovo riferimento politico ed economico nella Russia di Putin, specie se l'UE dovesse decidere di abolire le sanzioni nei confronti di quest'ultima.
Pechino si dichiara pronta a rispondere alle provocazioni Usa, ricordando agli Stati Uniti che questi ultimi hanno un debito pubblico notevole, ma anche un'economia in decrescita.
Gli scenari mutano rapidamente, mentre l'Europa deve iniziare a decidere se condividere le politiche americane e lesive di stampo protezionista o legarsi agli attori politici ed economici del futuro, ovvero i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa).